"Quando accadono queste cose - osserva - ci rendiamo conto che l'uomo è impotente di fronte a situazioni di un'emergenza straordinaria: ci sono vite spezzate da questa furia straordinaria della natura".
"Grande dolore, per le numerose vittime e per le persone che sono ancora disperse. E grande preoccupazione, perchè l'emergenza sembra non essere ancora finita". Sono questi i due stati d'animo di monsignor Sebastiano Sanguinetti, vescovo di Olbia e Tempio Pausania, intervistato da Radio Vaticana sulla tragica ondata di maltempo che ha provocato almeno 15 morti in Sardegna.
"Quando accadono queste cose - osserva - ci rendiamo conto che l'uomo è impotente di fronte a situazioni di un'emergenza straordinaria: ci sono vite spezzate da questa furia straordinaria della natura". Per monsignor Sanguinetti, "a questo punto, sembrano passare in secondo piano anche gli altri disagi: le distruzioni, le case totalmente devastate e allagate, le aziende messe in ginocchio. Sono quelle forme di cataclismi che mettono in ginocchio un Paese. La comunità, però, sta reagendo in modo esemplare. Quindi, da una parte il dolore, il dramma di tante famiglie; dall'altra una comunità che si stringe intorno a chi, in questo momento, è così duramente provato".
Sottolinea il vescovo di Olbia: "Questo è anche il momento della solidarietà, dell'assunzione di responsabilità da parte delle autorità, delle istituzioni. Però, credo che questo sia soprattutto il momento della vicinanza, della prossimità da parte di tutti noi, compresa la comunità cristiana". Poi, le accuse: "Noi abbiamo rubato troppo; l'uomo ha rubato troppo alla natura; e la natura si riprende ciò che le è stato tolto. Le violenze fatte all'ambiente, i fiumi che sono stati chiusi, i corsi d'acqua deviati, le montagne che sono state disboscate: le ferite che porta l'ambiente sono ferite molto gravi e noi dobbiamo piangere a cose fatte i danni di un passato che molte volte è stato più predatore che custode e costruttore di un ambiente sano e amico dell'uomo".
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