Un esempio luminoso per tutte le coppie cristiane, hanno compiuto un cammino di santità insieme...
del 01 dicembre 2016
Un esempio luminoso per tutte le coppie cristiane, hanno compiuto un cammino di santità insieme...
“Siano sempre più numerose le coppie di sposi in grado di far trasparire, nella santità della loro vita, il “mistero grande” dell’amore coniugale, che trae origine dalla creazione e si compie nell’unione di Cristo con la Chiesa (cfr Ef 5,22-33)”. Con queste parole, pronunciate durante l’omelia per la beatificazione degli sposi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi il 21 ottobre 2001, Giovanni Paolo II esortava tutte le famiglie cristiane incamminate sulla via della santità nel matrimonio a testimoniare nella loro vita e nel loro amore sponsale l’essere icona viva del grande mistero nuziale dell’unione Cristo/Chiesa.
Il Papa della famiglia indicava, ancora una volta e durante un momento di grande significato per la vita della Chiesa e della famiglia che “il cammino di santità compiuto insieme, come coppia, è possibile, è bello, è straordinariamente fecondo ed è fondamentale per il bene della famiglia, della Chiesa e della società”.
L’autore della Familiaris Consortio e della Lettera alle famiglie, durante tutto il tempo del suo lungo e pregnante Magistero ecclesiale, ha costantemente ribadito che, se è vero che la comune vocazione alla santità di tutti i credenti, costituisce il frutto della risposta personale di ciascuno alla grazia di Dio, agli sposi cristiani è concesso di perseguire questo obiettivo “seguendo la loro propria vita”. Questo significa che nella vita di due sposi la persona dell’altro è il luogo teologico per eccellenza. La comunione d’amore con l’altro diventa, cioè, il principale percorso di santificazione, il modo privilegiato in cui Dio si manifesta e si rende presente, il crogiuolo in cui occorre passare perché la vita di fede porti frutto.
Nella medesima omelia il Papa, richiamando proprio la Familiaris Consortio, sottolineava che il particolare impegno nel cammino di santità a cui gli sposi sono chiamati in forza della grazia sacramentale, “non si esaurisce nella celebrazione del sacramento del matrimonio, ma accompagna i coniugi lungo tutta la loro esistenza”.
E proprio con la consapevolezza che è compito di tutta la Chiesa accompagnare, sostenere e irrobustire la consapevolezza della specifica vocazione alla santità degli sposi, e la cura della loro crescita spirituale, aveva precedentemente istituito due realtà significative per la vita della Chiesa e della famiglia: il Pontificio Consiglio per la Famiglia, con il compito di promuovere la “cura pastorale delle famiglie e dell’apostolato specifico in campo familiare […] in modo che le famiglie cristiane siano aiutate a compiere la missione educativa, evangelizzatrice ed apostolica, a cui sono chiamate”, e il “Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su Matrimonio e Famiglia”, chiamato ad “offrire a tutta la Chiesa quel contributo di riflessione teologica e pastorale …[teso ad approfondire] la conoscenza della verità sul matrimonio e sulla famiglia…”.
Chi scrive ha avuto la grazia di frequentare presso quest’ultimo il Master in Scienze del Matrimonio e della Famiglia, cosiddetto “ciclo speciale”. Il primo anno di vita da sposi lo abbiamo trascorso a Roma proprio per frequentare il primo anno del Master in Scienze del matrimonio e della famiglia. Questa scelta, maturata nell’ambito della Fraternità di Emmaus, è stata per noi due, da un lato, la disponibilità a dedicare un anno della nostra vita allo studio filosofico-teologico-spirituale della realtà sacramentale che cominciavamo a vivere, nella prospettiva di mettere a servizio della Chiesa i nostri talenti; d’altro canto, si è rivelata una straordinaria occasione di gustare in profondità la bellezza di una vita matrimoniale fondata in Dio e di vivere fianco a fianco per un intero anno. Seguire insieme i corsi e studiare per gli esami ci ha regalato una “riserva” di tempo condiviso che si è rivelata in seguito un prezioso investimento, soprattutto se comparata con la ordinaria difficoltà che attualmente viviamo di reperire un tempo da dedicare esclusivamente alla nostra relazione di coppia e a quella con i nostri figli.
La frequenza del master ci ha permesso di approfondire molti temi della teologia nuziale. Al contempo, abbiamo avuto l’occasione di conoscere le più vivaci esperienze di spiritualità coniugale e familiare sorte o consolidatesi in Italia negli ultimi anni. La presenza presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II di studenti – sacerdoti e laici – provenienti da ogni continente ci ha poi fatto cogliere l’attenzione che la Chiesa universale pone oggi nei confronti della famiglia. Ci siamo sentiti, oltre che più pienamente consapevoli della realtà sacramentale che il Signore specificamente ci donava, anche parte attiva di una storia ecclesiale “nuova”, fortemente plasmata dall’attenzione di Giovanni Paolo II alla famiglia, connotata da molteplici iniziative volte a favorire a tutti i livelli – pastorale, scientifico, liturgico – il rifiorire di una spiritualità coniugale e familiare quale dono di fecondità dello Spirito per gli stessi sposi, ma anche per la Chiesa e per l’intera società.
Ci siamo poi accostati più volte alla figura dei due sposi oggi beati, e al termine del master ci è stata data la possibilità di coniugare le conoscenze acquisite con il nostro interesse per la storia di amore e di fede di Luigi e Maria. È nata, così, l’idea di scrivere un libro sulla mistica del matrimonio attraverso l’esperienza concreta dei beati, rileggendone in questa chiave gli scritti e dunque la loro stessa vita e percorso di santità.
All’inizio ci eravamo accostati a loro con l’attesa di scoprire l’esperienza dello straordinario nelle cosiddette “virtù eroiche”. Invece abbiamo scoperto che non nelle loro opere, sia professionali che di carità, né nei loro numerosi ed evidenti talenti, ma nella loro adesione totale e incondizionata alla volontà di Dio sta il segreto di una vita santa. La loro santità non consiste in una vita eccezionale ma nell’aver compiuto nell’ordinario e nel quotidiano la volontà di Dio, nell’aver accolto in ogni attimo della giornata il progetto d’amore di Dio. Come sottolineato dal Papa stesso in occasione della loro beatificazione, “essi hanno vissuto una vita ordinaria in modo straordinario. Tra gli affanni, le gioie, le fatiche e le preoccupazioni di una famiglia normale, hanno saputo realizzare un’esistenza straordinariamente ricca di spiritualità. Saldamente ancorati a Dio, hanno posto al centro della loro vita di preghiera l’Eucaristia quotidiana e il Rosario recitato ogni sera. Accompagnati da illuminati consiglieri spirituali hanno saputo discernere in ogni evento la volontà di Dio, affrontando le fatiche e valutando le gioie sempre “dal tetto in su””.
Il testamento spirituale dei Beltrame Quattrocchi svela la grandezza del dono del matrimonio cristiano, che è per tutti e non per pochi eletti. Così lo definisce Maria: “Blocco compatto, plasmato di un’unica materia. Blocco voluto da Dio nel Sacramento del Matrimonio, composto, plasmato, reso compatto e infrangibile dalla mutua comprensione dell’amore. Luminoso e incandescente dall’elevazione reciproca delle anime nella carità e nella grazia” Ci piace sperare per noi, ed augurare a tutte le coppie, per il bene loro e di tutta la Chiesa, che l’unione coniugale sacramentale si svolga nella ricchezza dello Spirito, che solo può aver suggerito a Maria Beltrame questa sintesi della sua vita con Luigi: “Vita serena, intellettuale, interessante, intima e riposante. Mai fatua, mai triste o pessimista. Vita vissuta nel senso pieno della parola. Non sorvolata, ma animata sempre dalla gioia della conquista che portava con sé ogni minuto – con la gioia di stare insieme, sempre nuova”.
Vincenzo ed Erminia Angrisani
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