Possiamo fare qualcosa per il suo dolore? Forse solo starle accanto e farle sentire che non è sola.
Giorno 41
06 aprile 2020
Eos è andata, sai... L’ho lasciata scivolare nelle correnti del mare aperto, verso l’oceano. Morirà serena. Ma forse non è un addio. Non credi, Petra?
…
Petra, mi senti? Stella, ma che le prende?
Non so, Kyma. Sono appena arrivata anch’io. Volevo vedere un bel tramonto di fine estate, lontana dalla scogliera e dalla schiuma di voi onde.
Ma non capisco… Petra? Sei ancora arrabbiata con noi? Mi sembrava avessimo fatto pace… Davvero, posso fare qualcosa per te?
…
Non parla.
Strano…
Non credo vi risponderà.
Perché dici, Ochin?
Non… Credo sia meglio che ve lo dica lei, quando sarà pronta.
Ma è successo qualcosa di brutto? Sta male? Possiamo fare qualcosa per lei?
Vi dirà lei, adesso non è il momento giusto. Petra è molto triste. Possiamo starle vicine, possiamo abbracciarla, confortarla.
Non ho mai abbracciato qualcuno…
Nemmeno io, sai, ma… Ma un giorno, ricordo, Petra è stata capace di abbracciarmi col suo cuore. È grazie a lei se io sono viva. Dai, Kyma, io proverò ad asciugare le sue lacrime…
Attorno a me sento caldo, benché stia soffiando un forte vento freddo. Sa di autunno e di colori, come quelli di Eos. Eos non c’è più. Nemmeno Carlo, e Alberto, mai più. Attorno a me sento caldo, e si irradia dentro la ferita, la sento tremare. La lacrima si muove e capisco di essere viva, anche se quello che sento è solo un grande, immenso dolore. Come una tempesta nella notte in cui tutto è nero e si sentono i tuoni nascosti da nuvole nere come il carbone, senza via d’uscita. Così. Ma sempre nella tempesta d’un tratto si fa largo un fulmine – rosso fuoco, irradia il cielo: esiste ancora la luce. Adesso sento caldo e vedo Kyma e Stella che mi abbracciano. Kyma stende la sua acqua sopra il mio cuore e lo disseta di conforto; Stella si stringe a me e la sento danzare. Sopra di me, Ochin mi accarezza con le sue ali e distende il suo collo bianco fino a beccarmi la guancia. Forse è così che i gabbiani danno i baci. Mi sussurra: “È il momento che tu risalga in superficie, Petra. Ti stiamo sollevando noi. Di’ loro cos’è successo; Carlo è anche amico loro”. Con un sospiro, torno a guardare verso quel mare grande. Penso al tuffo di Carlo e di Alberto. Forse la morte non è così diversa da un tuffo dalla scogliera. Sento battere il cuore e mi accorgo che il mio dolore non è da solo. Quanti stanno piangendo, adesso?
Kyma, Stella…
Oh, Petra! Cosa…
Carlo è morto.
Come se fossi stata legata da corde invisibili e d’un tratto resa libera; Kyma e Stella piangono silenziose. Il dolore è più leggero, adesso. Inizio ad abbracciare anch’io tutti questi miei amici. So come si fa.
testi: Anita Marton
grafiche: sr. Giulia Collodel
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