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CRONACHE DALLA SCOGLIERA - Storia di una pietra che imparò l’amicizia - giorno 4...

Non posso che continuare a pensare alla morte come un tuffo dalla scogliera.


CRONACHE DALLA SCOGLIERA

Storia di una pietra che imparò l’amicizia

 

Giorno 42

07 aprile 2020

 

Quanto tempo siamo rimasti abbracciati, non lo so. Le stelle sono già accese nel cielo, insieme alla luna. Ci guardiamo e sorridiamo. La mia ferita è colma di lacrime, mie e dei miei amici. Adesso è come se il mio cuore fosse d’improvviso pieno, completo. Ci lasciamo avvolgere dalla serenità. Ora capisco la lacrima di Orietta. Capisco quel suo cuore pieno di gioia e di dolore, tempesta e bonaccia; perché lei sa che adesso Alberto e Carlo non hanno smesso di esistere, ci sono, sono vivi, ma sono in un mare diverso, più grande, come una culla nelle mani di Dio. Davanti a questo mare, non posso che continuare a pensare alla morte come un tuffo dalla scogliera. Io non lo potrò mai fare – della scogliera io faccio parte – ma nel mare sempre si cerca riposo e pace. Forse è questo che si trova al di là della morte. Kyma e Stella si allontanano un po’ da me, e so che stanno aspettando. Allora, prendo coraggio e racconto di Orietta e Cinzia e di Carlo, dei canti, dei fiori, delle lacrime. Loro mi ascoltano e si commuovono ancora. 

Rimaniamo in silenzio, non servono parole, non ce ne sono. Tutto piano si assopisce, anche il vento si placa e il mare si ferma. I sassi e le conchiglie sulla spiaggia sono immobili, forse si preparano a un tuffo nel mare, come quello che ha fatto Eos, in mare aperto. Chissà cosa c’è, oltre, al di là di quel tuffo; quel passaggio nessuno sa dove porti. Ma Carlo e Alberto mi hanno detto, attraverso le loro vite, che oltre c’è qualcuno ad aspettarci, qualcuno che ci ama immensamente. E oggi, nonostante non ne capisca ancora molto di fede, di preghiera, di Dio, oggi scelgo di fidarmi di Gesù, anche se non l’ho mai incontrato, non l’ho mai visto. Ho incontrato, però, tante persone che mi hanno testimoniato con la loro semplice vita che Gesù c’è, ed è un Amico con la A maiuscola, che sempre a lui ci si può affidare, nella gioia e poi anche nel dolore. 

Il nero sta lasciando spazio all’arrivo di una nuova alba, che preannuncia un nuovo giorno. Ed è così sempre, dopo ogni notte. Me ne rendo conto davvero solo ora. La luce, tiepida, ci bagna del suo colore, e mi sento rinascere con lei. Non è finita, mai. E oggi, davanti a questo nuovo inzio, voglio credere che Gesù ti cambia la vita, come ha fatto con quella di Nostos. Oggi scelgo di fidarmi di lui.

 


testi: Anita Marton 

grafiche: sr. Giulia Collodel 

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