Donna e fertilità: serve una cultura del dono

Rimettere al centro del dibattito socio-politico la donna, il rispetto della femminilità e il diritto alla procreazione...

Donna e fertilità: serve una cultura del dono

 

Al convegno Nati da donna; femminilità e bellezza, tenutosi il 27 e 28 maggio e organizzato dall’associazione Scienza e Vita, presieduta da Paola Ricci Sindoni, docente di Filosofia morale all’Università di Messina, si è discusso di come rimettere al centro del dibattito socio-politico la donna, il rispetto della femminilità e il diritto alla procreazione.

 

Un tema “caldo” a seguito delle recenti polemiche politiche sulla maternità surrogato e sui suoi risvolti etici per le donne, sorte intorno al ddl Cirinnà e soprattutto alla sua versione originaria con la step child adotion, che permetteva di adottare i figli biologici del proprio partner, aprendo la strada al fenomeno dell’utero in affitto; parte in seguito emendata, fino all’approvazione definitiva della legge lo scorso 12 maggio, che codifica, dunque, solo le unione civili tra persone dello stesso sesso e alcuni aspetti giuridici della convivenza.

 

Data l’importanza del tema, anche politico e istituzionale, tra gli ospiti si contava anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, per illustrare il suo “Piano nazionale per la fertilità” presentato il 27 maggio stesso presso il Ministero della Sanità, che impossibilita a partecipare, ha consegnato una lettera, nelle mani dalla sua stretta collaboratrice Assuntina Morresi, docente dell’Università di Perugia, membro del Comitato Nazionale per la bioetica.

 

Il ministro ha raccontato la sua esperienza di neo-madre e la necessità di coinvolgere le istituzioni per favorire la maternità, in modo che più donne, assistite e tutelate a 360 gradi, tornino a fare figli. Ed è proprio per attirare l’attenzione sulla famiglia tradizionale e sull’importanza della procreazione che il ministro ha indetto la giornata della fertilità (il Fertility Day) il 22 settembre, dopo aver, inoltre, istituito la giornata della donna il 22 aprile.

 

Appuntamenti importanti dove oltre a informare i cittadini e le coppie, implementando il ruolo dei consultori, si metteranno a disposizione medici, psicologi, sociologi, per illustrare come prendersi cura della propria fertilità e come proteggerla dagli inquinanti ambientali e dalle cattive abitudini di vita, che potrebbero seriamente comprometterla.

 

Tutte iniziative governative, promosse per combattere la sterilità, nell’ambito del nuovo “Piano nazionale per la fertilità”.  

 

Il reale problema resta, appunto, quello della bassa natalità, che si attesta su 1,3 bambini in Italia, al terzultimo posto nella scala europea subito dopo Portogallo e Spagna, come spiega il Prof. Felice Petraglia, direttore della Clinica ostetricia e ginecologia di Siena. Questo trend di non fare figli, “un no a priori”, spesso dovuto alla mancanza di certezze lavorative e assistenziali ha condotto anche al fenomeno delle “mamme tardive”, tra i 30 e i 39 anni di età per il primo, spesso l’unico. Un fatto – secondo il Prof. Petraglia – che comporta non solo costi sociali ed economici per il Paese, mettendo in crisi il welfare, ma anche veri e propri pericoli per la salute della donna: patologie endocrinologiche, metaboliche, infiammatorie e autoimmuni, che provocano gravidanze ad alto rischio. In sintesi, per scongiurare il rischio di figli prematuri, gravidanze complicate e patologie sistemiche, il consiglio degli esperti è di procreare da giovani, dato che dopo i 35 anni, anche, le possibilità di farcela, scendono del 3% ogni anno.

 

Un intervento che si concentra sull’individuo e soprattutto sulla crisi spirituale dell’uomo post-moderno è di monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei. Ex docente di antropologia culturale, Galantino precede il tema della fecondità, affrontando il nodo focale dell’individualità insicura e fragile dell’uomo di oggi, dominato dalla “hybris “, e dalla crisi della ragione. E mutuando un’espressione utilizzata da Benedetto XVI negli incontri con gli accademici, suggerisce di “allargare gli orizzonti della razionalità” per aprirsi a una rinnovata concezione dell’uomo come sintesi del maschile e femminile e a un’etica del dono: rispondere all’appello dell’altro, favorire una cultura dell’incontro e abbandonare la ragione calcolante. Un’etica del dono che favorisca, dunque, il rispetto della donna e il valore della vita stessa.

 

Su questa stessa scia anche la Presidente di Scienza e Vita, Paola Ricci Sindoni, che auspica la nascita di una nuova consapevolezza del femminile che non si traduca nel solo diritto al lavoro, ma anche dei ritmi del lavoro, per ridisegnarlo secondo le esigenze della maternità, così essenziale per lo sviluppo e mantenimento della società civile.

 

 

Rita Ricci

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