«Quando noi preti parliamo di evangelizzazione, nuova evangelizzazione ecc....io dico una cosa: sono i poveri che ci evangelizzano!».
Ciao a tutti e tutte, amici e amiche del Parque Dom Bosco. Avrete certamente che questo mio grande silenzio in questi mesi è per causa della mia permanenza a Roma, affrontando per la prima volta il servizio come traduttore al Capitolo Generale 27 del Salesiani. Sono tornato in Brasile il giorno 18 aprile e dal giorno 22 ho potuto riabbracciare tutti i miei piccoli e grandi uomini e donne della nostra opera sociale. Beh devo dire che mi aspettavano. Sono stati due messi belli, ricchi di spiritualità e fraternità salesiana a Roma, ma la mia vita è con loro, con i più piccoli e poveri, e questo lo sapete bene. Le attività stanno andando avanti bene. Il Signore sempre ci aiuta con la Sua Provvidenza per poter trovare cibo e vestiti per tutti i nostri bambini e ragazzi. E questa Provvidenza si realizza grazie all'aiuto di ciascuno di voi, che sia un aiuto piccolo o grande, l'importante è che sia fatto con il cuore.
Stiamo facendo le celebrazioni in onore di Maria Ausiliatrice: un gruppetto alla volta, di 20/ 25 bambini e ragazzi, per poter far loro vivere meglio e più intensamente l'amore alla nostra Mamma del cielo. Tra di loro ci sono cattolici e evangelici (protestanti), ma per tutti è a Mamae do Ceu (Mamma del Cielo). Quante volte noi salesiani ed educatori chiediamo a loro di dire un'Ave Maria per il Parque Dom Bosco o per le loro situazioni. L'altro giorno ero con un gruppetto di piccoli di 8 anni e, davanti all'immagine di Maria ho chiesto loro di inginocchiarsi e di pensare alla cosa più bella che volevano per la loro vita. Ho chiesto poi loro di dirla ad alta voce...a pensarci mi vengono ancora i brividi: "che mio padre torni a casa dal carcere", " che mia mamma la smetta di picchiarmi", "che possa trovare un panino stasera tornando a casa", "che possa avere dei vestiti per domani". Sembrano cose di 200 anni fa, eppure succedono oggi, nel bel Brasile. Abbiamo detto forte una Ave Maria e cantato una canzone a squarciagola, che loro conoscono bene.
Due storie che fanno bene al cuore
Vi lascio con due storie: la prima è quella di Jackson, un ragazzino di 15 anni, che per 13 anni è vissuto in una casa famiglia: madre sparita, padre bandito che esce ed entra in carcere. E 4 fratelli, uno peggio dell'altro, trafficanti, assaltanti, sempre pronti ad attaccare briga. L'anno scorso Jackson ha partecipato al nostro corso di panificazione e ha preso il diploma. Ha deciso di prendere il suo zainetto e di andare in Paranà, dove lo zio gli aveva trovato un lavoro. Lui è partito, felice di non dover più subire le angherie della propria "famiglia". Ma qui la giustizia (come in Italia spesso) riesce sempre a far più danni dei banditi. Il giudice ha comandato il ritorno del ragazzo ad Itajaì, perché la tutela era a carico del padre, che in quel momento era uscito di galera. E così Jacksonin febbraio è stato costretto a tornare, e ad andare a vivere nella favela qui dietro, con il padre e i 4 fratelli. Lui non ne vuole sapere di spacciare, di fumare droga, di rubare ed ogni volta che i suoi fratelli cercano di costringerlo, lui fugge, dorme per strada, viene picchiato e minacciato con il coltello. Da tre settimane abbiamo deciso di prenderlo noi in custodia tutto il giorno e di tentare di farlo accogliere nuovamente presso la casa famiglia. Il giudice è sembrato all'inizio reticente, non ne voleva sapere, perché secondo le "carte" la patria potestà era del padre. Ma Dio è grande nel Suo Amore: e non ditemi che è un caso. Il padre, assieme ad altri due è entrato di notte nella casa di una figlia del giudice (Dio vede e provvede). Hanno saccheggiato e rubato, hanno legato la famiglia della ragazza, ma sono stati presi all'uscita, dato che qualcuno in casa era riuscito a far scattare l'allarme. Il giudice solo allora si è convinto che il ragazzo sarebbe dovuto tornare in casa famiglia. E così oggi Jackson è tornato raggiante dal tribunale, saltando come un matto con il suo zainetto con le sue poche cose sulle spalle e dicendo che stava andando alla casa famiglia.
La seconda storia è quella di una famiglia giunta qui ad Itajaì dallo Stato del Parà (da non confondere con il Paranà che è qui al sud), uno degli stati più poveri del Brasile nel Nord del Paese, inserito tra il Nord Est e l'Amazzonia. La mamma è venuta via di là, fuggendo da un marito drogato di crack, che usava violenze di ogni tipo contro i figli più piccoli. Lei ha 33 anni e si è portata con sé cinque dei suoi 8 figli. Gli altri tre, di 14, 15, e 17 anni sono rimasti in Parà ma vivono con una zia. Qui con lei sono arrivati Karine (13 ani), Mateus (11), Karin (9), Ketlyn (7) e la piccola Marcela di un anno e mezzo. Sono arrivati con le poche cose che avevano lì, senza molti vestiti, affittando un monolocale con i pochi soldi che la mamma aveva. A aprte la più piccola, gli altri 4 partecipano alle attività del Parque; bambini poveri ma educatissimi, rispettosi, sempre con il sorriso. Qui non è arrivato ancora il freddo, durante il giorno la temperatura arriva anche a 27/29 gradi. Ma al mattino il freddo si sente, soprattutto per persone come loro abituate a vivere in zone dove il freddo più freddo è di 18/20 gradi. Stamattina Ketlyn è arrivata con una gonnellina rosa: le ho chiesto se aveva freddo e lei, in un orecchio mi ha detto: " Sì, ho molto freddo, ma i miei pantaloni erano sporchi e non ne abbiamo altri". Capito ragazzi delle grandi firme della moda? Ho subito chiamato la responsabile del deposito delle donazioni, che ha portato la bimba a provarsi alcuni vestiti e a fare un sacco con vari indumenti e scarpe giusti per lei. Con i nuovi pantaloni ha cominciato a gironzolare per il Parque mostrandoli alle sue amiche e dicendo che era stao un regalo di Dio.
Io non aggiungo altri commenti..ma quando noi preti parliamo di evangelizzazione, nuova evangelizzazione ecc....io dico una cosa: sono i poveri che ci evangelizzano!
Buon Mese di maggio a tutti e Buona Festa di Maria Ausiliatrice!
P. Roberto
Roberto Cappelletti sdb
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