Il Diavolo non ci rubi la speranza

Gioia, Croce e giovani. Papa Francesco ha iniziato con un quadro molto vivo della Domenica delle Palme: «Folla, festa, lode, benedizione, pace: è un clima di gioia quello che si respira. Gesù ha saputo comprendere le miserie umane, ha mostrato il volto di misericordia di Dio e si è chinato per guarire il corpo e l'anima.

Il Diavolo non ci rubi la speranza

 

          Nell'omelia della Domenica delle Palme, del 24 marzo, il Pontefice ha invitato a meditare su tre parole: gioia, Croce e giovani, tornando anche su un tema che già sta diventando tipico del suo Magistero, l'azione del demonio nella vita individuale e sociale.

          Papa Francesco ha iniziato con un quadro molto vivo della Domenica delle Palme: «Folla, festa, lode, benedizione, pace: è un clima di gioia quello che si respira. Gesù ha risvegliato nel cuore tante speranze soprattutto tra la gente umile, semplice, povera, dimenticata, quella che non conta agli occhi del mondo. Lui ha saputo comprendere le miserie umane, ha mostrato il volto di misericordia di Dio e si è chinato per guarire il corpo e l’anima».

          In questo quadro c'è una grande lezione per tutti noi, una lezione che invita alla fiducia nella misericordia del Signore. «Questo è Gesù. Questo è il suo cuore che guarda tutti noi, che guarda le nostre malattie, i nostri peccati. È grande l’amore di Gesù». Accogliere l'amore di Gesù che viene a noi come misericordia infinita è la nostra gioia. E «questa è la prima parola che vorrei dirvi: gioia! Non siate mai uomini e donne tristi: un cristiano non può mai esserlo! Non lasciatevi prendere mai dallo scoraggiamento!».

          La Domenica delle Palme svela le radici della gioia cristiana. «La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma nasce dall’aver incontrato una Persona: Gesù, che è in mezzo a noi; nasce dal sapere che con Lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli che sembrano insormontabili, e ce ne sono tanti!».

          Ma perché allora tanto spesso ci manca la gioia? Il Papa risponde, come ha già fatto due volte in questo primo scorcio di pontificato, con un riferimento che dovremo abituarci a considerare consueto nel suo Magistero all'azione molto concreta e insidiosa del diavolo. «In questo momento viene il nemico, viene il diavolo, mascherato da angelo tante volte, e insidiosamente ci dice la sua parola. Non ascoltatelo! Seguiamo Gesù!». Propriamente, il diavolo viene a cercare di sottrarci la speranza: «per favore, non lasciatevi rubare la speranza! Non lasciate rubare la speranza! Quella che ci dà Gesù».

          C'è poi la seconda parola: la Croce. La folla acclama Gesù come re. «E Lui non si oppone, non la fa tacere». Ma che tipo di re è Gesù? «Guardiamolo: cavalca un puledro, non ha una corte che lo segue, non è circondato da un esercito simbolo di forza». Sa che viene a Gerusalemme «per ricevere una corona di spine, un bastone, un mantello di porpora, la sua regalità sarà oggetto di derisione; entra per salire il Calvario carico di un legno». Ma «è proprio qui che splende il suo essere Re secondo Dio: il suo trono regale è il legno della Croce! Penso a quello che Benedetto XVI diceva ai Cardinali: Voi siete principi, ma di un Re crocifisso. Quello è il trono di Gesù». Con la Croce «Gesù prende su di sé il male, la sporcizia, il peccato del mondo, anche il nostro peccato, di tutti noi, e lo lava, lo lava con il suo sangue, con la misericordia, con l’amore di Dio».

          «Mia nonna - ha ricordato il Pontefice - diceva a noi bambini: il sudario non ha tasche». L'avidità è la radice di tanti altri peccati. «Amore al denaro, potere, corruzione, divisioni, crimini contro la vita umana e contro il creato!». Gesù prende su di sé tutto questo male, regna dal «trono della Croce» e sconfigge il male nella Resurrezione. Croce e gioia vanno insieme. «La croce di Cristo abbracciata con amore non mai porta alla tristezza, ma alla gioia».

          Infine, visto che «da 28 anni la Domenica delle Palme è la Giornata della Gioventù» ecco la terza parola: «giovani». Ai giovani i Papa ha detto: «Voi avete una parte importante nella festa della fede! Voi ci portate la gioia della fede e ci dite che dobbiamo vivere la fede con un cuore giovane, sempre: un cuore giovane, anche a settanta, ottant’anni! Cuore giovane! Con Cristo il cuore non invecchia mai!». E però fare festa con Cristo significa abbracciare la Croce, perché «è nel dono di sé, nel dono di sé, nell’uscire da se stessi, che si ha la vera gioia».

          Papa Francesco, «sulle orme del beato Giovanni Paolo II [1920-2905] e di Benedetto XVI» ha dato appuntamento ai giovani «alla prossima tappa di questo grande pellegrinaggio della Croce», alla Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro. Invitandoli a meditare di qui ad allora sul nesso tra queste tre parole: gioia, Croce, giovani. E la Madonna «ci insegna la gioia dell’incontro con Cristo, l’amore con cui lo dobbiamo guardare sotto la croce, l’entusiasmo del cuore giovane con cui lo dobbiamo seguire in questa Settimana Santa e in tutta la nostra vita».

 

 

Massimo Introvigne

 

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