“Il Signore è mia luce e mia salvezza!” (omelia)

«Se Gesù si presenta come Luce che dissipa le tenebre, chi lo segue non camminerà al buio, ma avrà la luce della vita!». L'omelia della Domenica scritta da don Gianni Ghiglione.

“Il Signore è mia luce e mia salvezza!” (omelia)

 

3° DOMENICA del tempo ordinario

26 gennaio 2014.

“Il Signore è mia luce e mia salvezza!”

Letture: Isaia 8, 23 - 9, 3                     1 Corinzi 1,10-13.17                          Matteo 4, 12-23

 

 

0. Durante questo anno liturgico viene offerto alla nostra riflessione e preghiera il Vangelo di Matteo. Sei puoi, impegnati a leggerlo per tuo conto tutto. Già dal brano odierno balzano in evidenza alcune caratteristiche di questo Evangelista:

  • Scrive per gli Ebrei: ecco perché il suo Vangelo è infarcito di citazioni dell’Antico Testamento. Si rivolge ad un pubblico che lo conosce bene, ha familiarità con le profezie... Vuol dimostrare che Gesù Cristo è il Messia atteso, colui di cui parlano  nell’AT i profeti, i salmi... Alla sua luce tutta la storia della salvezza si illumina e acquista senso e verità.
  • Raggruppa  gli insegnamenti del Maestro in 5 grandi discorsi: quello “della montagna” (5-7), quello missionario (10), le parabole (13), quello sulla vita comunitaria (18) e quello escatologico (25)
  • Matteo presenta Gesù come il Maestro e l’Emmanuele: le due categorie attraverso le quali è rivissuta la figura e l’operato di Gesù.

 

1. Dalle tenebre alla luce! Anche Matteo, come Luca e Marco, inizia il suo Vangelo dandoci alcune coordinate storiche e geografiche: la missione di Gesù ha inizio in Galilea, dopo l’arresto di Giovanni il Battista, andando prima a Nazaret e poi a Cafarnao, sul lago. E in questo suo recarsi a Cafarnao (come già prima a Nazaret) Gesù adempie le Scritture: è la Parola di Dio che guida il suo comportamento.

Viene citato, con qualche lieve modifica, l’annuncio di speranza di Isaia per quelle tribù d’Israele che Dio umiliò a causa della loro infedeltà. La terra di Zabulon e di Neftali (due tribù ebraiche) si estendeva a ovest e a sud ovest di Cafarnao ed era attraversata dalla via che va verso il mare, la via del commercio, degli eserciti portatori di morte e dei mercanti di schiavi; a est di Cafanao, oltre il Giordano e il lago, si estendeva il territorio delle Dieci città o Decapoli.

Riassumendo, il profeta parla del territorio vicino a Cafarnao, “Galilea delle Genti”, cioè la zona abitata da pagani con cui ormai anche gli Ebri si mescolavano. Qui è sorta una grande luce, che diffonde gioia, letizia, pace, libertà: si spezza il giogo della schiavitù. 

Matteo presenta Gesù, che inizia il suo ministero proprio nelle terre indicate da Isaia, come la luce vera, spuntata per “rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte” .

Abbiamo da poco celebrato il Natale: durante questo tempo sono solito ascoltare la stupenda opera di G.F. Haendel “Il Messia”. Il primo annuncio che il musicista mette in bocca ad un poderoso baritono è proprio quello che la liturgia di oggi ci fa meditare nella prima lettura e nel Vangelo: “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce;  su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse...”  La luce di Gesù sorge in un luogo di frontiera, tra Israele e il mondo pagano e sorge per tutti. Un senso di universalità pervade questo testo, come già il racconto dei Magi (2, 1-12) e illumina quella stessa via del mare che nel futuro sarà percorsa dagli annunciatori del Vangelo.

Questa luce – Gesù - è venuta per illuminare la tua e la mia vita.

La luce è uno dei bisogni primordiali dell’uomo; gli dà sicurezza, senza la quale l’uomo procede a tentoni, vacilla, rischia di essere facile preda di pericoli e della stessa morte.

Senza la luce che è Gesù noi restiamo nelle tenebre, nel buio, nel peccato, nella tristezza, nel non senso e ... nella morte più totale.

 

2. Mia luce e mia salvezza: stupendo questo salmo 26, che la liturgia ci fa pregare a commento della Parola ascoltata! “Un tempo eravate tenebra, ora invece siete luce nel Signore! Comportatevi perciò come i figli della luce” (Efesini 5,8). È il battesimo, con tutto quello che significa e che comporta, il passaggio dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita.  Matteo nel vangelo odierno dice tutto questo con il verbo: Convertitevi! messo sulla bocca di Gesù, che lancia il primo annuncio. “Convertitevi!” è una parola di grande spessore, il cui significato fondamentale è quello di “fare dietro front”, di rigirarsi perché la via su cui si cammina porta lontano dal Regno. Se vuoi la luce che è Gesù e con Lui la salvezza che ti offre, devi tornare indietro, fare dietro front, lasciare il male e aderire al bene; lasciare le tenebre e lasciarti avvolgere dalla luce. 

Prova a riflettere quali sono le zone d’ombra nella tua vita che impediscono alla luce di passare. Provo a esemplificare: incapacità di dare o ricevere il perdono, la falsità, la maldicenza, l’impurità, la pigrizia...

“Mia luce e mia salvezza è il Signore!”: solo Lui può rischiarare il mio cammino, darmi la forza per camminare verso la Luce, sorreggere la mia volontà scarsa e vacillante...

 

3. Seguitemi!  Ma è chiaro: se Gesù si presenta come Luce che dissipa le tenebre, chi lo segue non camminerà al buio, ma avrà la luce della vita! E poi Gesù è il Maestro per eccellenza e quindi sceglie i suoi discepoli, come ogni maestro del tempo faceva.

“Mentre camminava lungo la riva del mare di Galilea, vide...;  andando oltre, vide...”  Certamente c’era altra gente, perciò quel suo sguardo che si fissa su quattro persone è uno sguardo che si fa scelta, chiamata. I primi due sono Simone (che la comunità ormai conosce come Pietro) e suo fratello Andrea: stanno pescando. Gli altri due, Giacomo e Giovanni, sono pure fratelli: stanno aggiustando le loro reti. Gesù li vede e li chiama. Non dice loro di cambiare mestiere, ma solo l’oggetto della loro pesca, cosa possibile se accolgono il suo imperativo: “Seguitemi! Vi farò diventare pescatori di uomini”.

Per questi quattro ha inizio un’altra vita, quella di chi si è convertito, di chi si è girato su se stesso e ha lasciato alle spalle quello a cui si dedicava prima, per aprirsi al Regno che si è fatto vicino in Gesù. Si sono convertiti al Regno e ciò significa impegno, fare proprio il destino di Gesù: essere pescati, per diventare a loro volta pescatori. Ma questo avverrà a poco a poco e sarà merito del Maestro: “Vi farò diventare..” A loro, come a noi, tocca metterci sulle sue tracce, seguirlo con costanza e impegno.

Don Bosco, riprendendo un pensiero di san Francesco di Sales, diceva: “Occorre darsi per tempo a Dio con tutto se stessi, in pensieri, energie fisiche, affetti...”  Mi sembra una buona traduzione di quanto Matteo dice dei primi quattro discepoli: “... abbandonarono immediatamente...!”

 

4. L’evangelizzazione è luce: un’ulteriore spunto di riflessione sul vangelo odierno. Matteo presenta Gesù come colui che realizza in pienezza quanto Isaia aveva detto agli Ebrei, portati in esilio dalla prepotenza del re d’Assiria. È Lui la luce capace di ridare fiducia e speranza al mondo. E allo stesso tempo Gesù inizia la sua attività in Galilea predicando e questa sarà una costante lungo tutto il Vangelo.

Allora è facile unire le due cose: Gesù diventa luce per i discepoli e per quanti lo seguono proprio attraverso la sua Parola; si diventa discepoli “illuminati” seguendo la Parola di Gesù. “La tua parola è lampada ai miei passi e luce sul mio cammino”.

 

 

don Gianni Ghiglione

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