In questo percorso di Quaresima vogliamo presentare alcuni gesti liturgici, per comprenderne meglio il significato. Oggi parliamo del gesto di stare in piedi durante la preghiera.
La posizione in piedi è l'atteggiamento dell'uomo risorto, a immagine di Cristo che si è "levato" dalla tomba il giorno di Pasqua e ci ha rialzati dai morti (cf. Ef 5,14). È l'atteggiamento liturgico per eccellenza.
Pregare in piedi è testimoniare la resurrezione di Cristo alla quale prendiamo parte già sulla terra tramite il battesimo, prima di unirci a lui per l'eternità.
Alzarsi per la proclamazione del vangelo è affermare che noi non stiamo per ascoltare una lettura qualunque, ma che siamo riuniti attorno al Cristo stesso che oggi ci rivolge la Parola.
Avanzare per ricevere in piedi il corpo di Cristo è annunciare che egli ci dona la forza di camminare gioiosamente dietro a lui, come il servo fedele e attento.
Ogni domenica, nel giorno della resurrezione di Cristo, e durante il tempo pasquale, il cristiano prega in piedi. Egli manifesta in tal modo, con il suo atteggiamento, la fede nella resurrezione di Cristo.
Digiunare o adorare Dio in ginocchio di domenica lo riteniamo un'empietà. Per la stessa esigenza di astenerci da pratiche penitenziali, noi facciamo festa e gioiamo dal giorno di Pasqua fino alla festa di Pentecoste.
Tertulliano, La corona 3,4
Della tradizione dei cristiani di pregare in piedi il concilio di Nicea fa una norma disciplinare, norma alla quale le chiese orientali sono rimaste largamente fedeli.
Poiché vi sono alcuni che di domenica e nei giorni della Pentecoste si inginocchiano, per una completa uniformità è sembrato bene a questo santo concilio che le preghiere a Dio si facciano in piedi.
Concilio di Nicea I, canone 20
La riforma liturgica del concilio Vaticano II ha opportunamente ridotto in modo considerevole il numero di genuflessioni previste durante la liturgia eucaristica, a profitto della posizione eretta. I nuovi battezzati testimoniano la loro resurrezione con Cristo pregando in piedi il Padre nostro.
[Il battezzato,] ritto in piedi, preghi con la preghiera che il Signore ci ha insegnato. Necessariamente deve stare in piedi per pregare colui che è risorto, perché chi sorge sta ritto, e così, colui che, dopo essere morto con Cristo, con lui è risorto, sta in piedi.
Costituzioni apostoliche VII,45,1
I cristiani che pregano in piedi proclamano la loro fede nell'eternità beata.
Vidi... una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni gente, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: "La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all'Agnello"
Ap 7,9-10
Attraverso la loro vita e la loro liturgia, i monaci anticipano l'eternità beata. È del tutto naturale che Benedetto chieda loro di cantare in piedi la salmodia intera.
Noi crediamo che la presenza divina sia dappertutto, e che gli occhi del Signore scrutino buoni e cattivi in ogni luogo, ma dobbiamo crederlo soprattutto, senza ombra di dubbio, quando partecipiamo all'ufficio divino... Riflettiamo, dunque, su come dobbiamo stare di fronte alla Divinità e ai suoi angeli; e quando salmodiamo comportiamoci in modo tale che il nostro spirito si accordi con la nostra voce.
Regola di Benedetto 19,1-2.6-7
Il cristiano è un peccatore liberato da Cristo che l'ha rimesso in piedi.
Guy-Marie Oury, Les gestes de la Prière, Saint-Paul, Versailles 1998, p. 86
Tratto da: P. Christopeh, La bellezza dei gesti del cristiano, Qiqajon.
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