Se il sacrificio viene accettato come parte del cammino per il compimento della nostra vita in Cristo, può far fiorire la persona anche in mezzo a grandi difficoltà
di Roberto Zocco, tratto da sancarlo.org
Vorrei raccontare la storia di Carmen (il nome è di fantasia) perché, attraverso di lei, ho imparato a non avere paura del sacrificio. Non solo il sacrificio che devo vivere io ma anche e soprattutto il sacrificio che, come sacerdote, sono chiamato a chiedere a tutti quelli che vogliono seguire Cristo.
Per raccontare la fioritura che la vita di Carmen ha raggiunto in questi ultimi mesi, devo partire da più lontano. Ho conosciuto questa giovane donna una decina d’anni fa, quando la invitai a partecipare alla scuola di comunità. Fin dall’inizio, mi aveva colpito per l’intelligenza e l’apertura con le quali si preparava. Era come se avesse incontrato finalmente una fonte alla quale dissetare il suo desiderio di vivere la fede. Pensandoci adesso, mi sembra di poter dire che, fin dall’inizio, ha mostrato una caratteristica della sua personalità: la semplicità totale della sua sequela a Cristo, la capacità di non anteporre niente al desiderio di seguirlo.
Con gli anni, mi sono reso conto delle sue ferite più profonde: una lunga relazione amorosa molto possessiva terminata male; la profonda delusione vissuta nel mondo del lavoro quando si è dovuta scontrare con un ambiente privo di scrupoli; una situazione familiare complessa e il conflitto tra i genitori.
In mezzo a questa situazione priva di punti di riferimento, c’è adesso la certezza dell’incontro con Cristo e degli amici che ci accompagnano nel cammino. Carmen decide di ricevere la cresima. Si avvicina alla sua parrocchia, dove trova un ambiente accogliente e decide di rimanere aiutando come catechista. Anche il rapporto con il giovane parroco, che le ha fatto da padrino alla cresima, è sempre più significativo.
Purtroppo, questo rapporto si incrina. Quando Carmen me ne ha parlato, le ho consigliato di allontanarsi da quel sacerdote, per il bene di entrambi e della loro vocazione, pur sapendo che per lei sarebbe stato un passo molto doloroso. Mi sostenevano la certezza che questa era la scelta giusta per entrambi e la speranza che Dio non l’avrebbe abbandonata. Qualche anno dopo, Carmen incontra di nuovo un ragazzo che conosceva da tempo e che le vuole bene: decidono di sposarsi. L’età avanzata rende difficile la possibilità di avere figli ma, anche in questa occasione, Carmen decide di fidarsi della Chiesa e di rinunciare alla fecondazione in vitro. Il marito fa anche un pellegrinaggio a piedi di quasi 15 chilometri fino alla basilica di Guadalupe per chiedere alla Madonna la grazia di un figlio. Quando tutto sembra ormai perso, lei rimane incinta. Il bambino nasce in piena pandemia ma è sanissimo.
La storia di Carmen, e ora anche del marito, mi ha fatto toccare con mano la grandezza contenuta nel loro sacrificio. Ho compreso che se viene accettato come parte del cammino per il compimento della nostra vita in Cristo, può far fiorire la persona anche in mezzo a grandi difficoltà. In un mondo in cui il sacrificio che Cristo e la Chiesa chiedono non sembra più avere alcun valore, la fiducia semplice di Carmen e la nascita di suo figlio sono per me un segno di speranza: Cristo cammina con il suo popolo.
(Roberto Zocco è professore di Filosofia presso l’Instituto Tecnologico Autonomo de Mexico, a Città del Messico.
Nella foto, un momento delle prime comunioni della parrocchia Maria Inmaculada, affidata alla Fraternità san Carlo. )
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