Omelia: 3° domenica di Quaresima

Hai cura della tua vita spirituale? Non basta andare a Messa, pregare.... Occorre metterci tutto il cuore, fare questo con attenzione, con generosità, con il desiderio di un incontro.... “Dio guarda il cuore!”

Omelia: 3° domenica di Quaresima

 

“Se non vi convertirete, perirete tutti”

 

Letture: Esodo 3, 1-15 1 Corinzi 10, 1-6. 10-12 Luca 13, 1-9                           1. Il Vangelo: due fatti di cronaca (alcuni morti in una rivolta contro i Romani, altri per l’improvviso cedimento di una torre che ne seppellisce diciotto) offrono a Gesù l’occasione per un appello alla conversione. Il contesto immediato del brano evangelico insiste sul tema della vigilanza e sulla lettura dei segni dei tempi.             Gesù da una parte vuole sfatare il pregiudizio che lega la sventura terrena a colpe personali o collettive, dall’altra dichiara che la vera disgrazia è l’impenitenza, il rifiuto della conversione.  Pesanti suonano le parole del Maestro: “Se non vi convertite, perirete tutti!”             I fatti della vita sono un linguaggio di Dio che bisogna interpretare, un provvidenziale avvertimento a rinnovare l’esistenza in questo tempo che è il tempo della pazienza divina.  La breve, ma efficace, parabola del fico sottolinea la pazienza di Dio nell’attendere i frutti dalla nostra vita: “l’attesa è l’intera vita dell’uomo prima del giudizio. Dio ce la dà come il nostro tempo di conversione. Ma non intende dire: c’è sempre tempo per convertirsi; vuol ricordare invece che ogni giorno dell’anno è tempo di conversione” (Catechismo degli adulti).             2. La prima lettura di questa domenica riporta una delle pagine più famose dell’intera Bibbia: l’incontro di Mosè con Jhawé, rappresentato da un roveto che brucia e arde senza consumarsi. La scorsa settimana abbiamo letto il giuramento di alleanza tra Dio e Abramo; ora assistiamo ad un intervento concreto di Dio che si mette in gioco perché questa alleanza si compia nella storia del suo popolo. In quest’ottica va letta la pagina odierna. Alcune sottolineature:             Il “roveto ardente” non è altro che uno dei tanti simboli naturali, come il tuono e l’uragano, della manifestazione di Dio. L’intento del racconto è quello di svelare il vero luogo in cui si manifesta   Dio. Secondo la concezione comune, il luogo della manifestazione del divino era la natura, nella sua duplice faccia vitale (il bello, il fascinoso) e distruttiva (il tremendo, il cataclisma). Ora il racconto biblico propone l’immagine di un Dio il cui luogo di svelamento non è più la natura (il fuoco o altro), ma  la parola!           La Parola di Dio, che risuona così abbondante oggi nella Chiesa, mi piace immaginarla come un “roveto ardente”, come un fuoco capace di incendiare il cuore, purificare la mente, dare slancio alla vita. In questo tempo di quaresima, regàlati qualche tempo per lasciarti ‘incendiare’ da questa Parola: vedrai che la prima cosa che cambia è la tua gioia. Sarai più contento/a e anche questo non è poco!           “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido...”: ciò che Dio rivela a Mosè non è la sua realtà, l’abisso del suo mistero impenetrabile e inaccessibile (i temi della speculazione filosofica !), ma una sua decisione singolare e personale di intervenire a favore di un gruppo di “schiavi”, liberandoli dalla schiavitù e donando loro la libertà. Si tratta di una decisione “rivoluzionaria”, che contraddiceva la concezione comune a quell’epoca (e non solo!) secondo la quale l’ordine sociale, diviso in gerarchie e classi, era l’espressione del divino. Rivelandosi a Mosè come liberatore degli schiavi, Dio dice di non identificarsi in quel modello e al tempo stesso rivela la sua identità: un Dio che ama l’uomo gratuitamente e non perché spinto da un bisogno personale, un Dio che vuole rendersi solidale con l’uomo in un orizzonte di libertà.  Anzi noi siamo la gioia di Dio. I cristiani devono sapere questa “buona notizia!”            Il nome di Dio: nell’antichità conoscere il nome di una persona significava conoscere la sua realtà profonda, il suo compito-missione nella vita, i suoi progetti.... Ogni religione conosceva il nome del suo dio. Qui il Dio d’Israele svela il suo essere che è un essere per l’uomo, il suo farsi vicino e compagno di viaggio. Definendosi “Io sono colui che sono”, Dio si definisce come colui che è sempre e sarà sempre con Israele, come il suo alleato. Il vero nome di Dio è “io non ti abbandonerò mai!”           Gesù durante tutta la sua vita testimonierà la vicinanza di Colui che chiama Padre per la vita di ogni uomo. Sarà Lui l’Emmanuele, il Dio vicino e solidale con ogni uomo che viene in questo mondo! Fare Pasqua è convertirsi a questo Dio di amore e di misericordia.             E che il vero volto di Dio sia quello della misericordia, della bontà, dell’accoglienza, del perdono… lo dice Gesù nella bella parabola del fico.  Vorrei soffermarmi un attimo applicandola alla mia e tua vita.             C’è un albero di fico che da vari anni non porta frutti: il padrone viene puntualmente a cercarli e non ne trova. Ne parla con il vignaiolo esprimendo tutto il suo rammarico per questa situazione e gli ordina di tagliarlo. “Perché deve sfruttare il terreno?” E’ giusto che sia così! Che venga tagliato!Il vignaiolo intercede per quella pianta e promette di aumentare le sue cure: zapperà attorno al fico, porterà del concime…, e spera tanto in una ripresa. “Se no, lo taglierai!”             La tua e la mia vita sono chiamate a “portare frutti buoni” e per fare questo occorre averne cura  nella sua dimensione “religiosa”, cioè di relazione con Gesù. Ho usato spesso la parola CURA e bisogna che la spieghi. Avere cura non è un fare semplicemente le cose, ma è fare le cose con attenzione, con amore, con la pazienza e l’impegno generoso che richiedono…             Hai cura della tua vita spirituale? Non basta andare a Messa, pregare…. Occorre metterci tutto il cuore, fare questo con attenzione, con generosità, con il desiderio di un incontro…. “Dio guarda il cuore!”             La cura del tuo cuore passa attraverso la cura del tuo carattere, la scelta degli amici, la generosità nel servizio, la pratica delle piccole virtù, la preghiera fatta bene, la messa preparata, la confessione frequente con una guida spirituale….. Ti posso dire che la tua vita di oggi e quella di domani (famiglia, lavoro, vocazione, amore…) dipendono da questa cura nel bene e nel male. Certi matrimoni si spengono perché non c’è stata cura in questo campo; certe vocazioni muoiono perché è mancata la cura generosa, certe relazioni non maturano perché si è superficiali e non si voglie il cuore delle cose. A buon intenditor…..             Auguro a te e a me che questa quaresima faccia crescere il desiderio di avere cura della nostra vita spirituale, della nostra amicizia con Dio! 

 

 

Don Gianni

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