A 24 anni dalla sua uccisione l'Italia ha reso omaggio ricordando e meditando le sue parole: “La mafia non è invincibile"...
È questione di un attimo, forse due. Un’esplosione, il boato fragoroso, il suono assordante dei clacson impazziti e una grossa nuvola nera che si solleva ad oscurare il cielo. I primi comunicati stampa parlano di un attentato mafioso, un attentato in cui sarebbe rimasto ucciso un uomo importante, ma sono notizie confuse, agitate, che tengono il popolo italiano con il fiato sospeso e gli occhi incollati alla televisione. I cronisti accorrono sul posto insieme alle forze dell’ordine e lentamente la nube di fumo si dissolve illuminando i fatti insieme a tutto ciò che resta di quelle vite spezzate.
Era il 23 maggio del 1992, il giudice Giovanni Falcone e sua moglie Francesca Morvillo restano uccisi in una terribile esplosione provocata da un’autobomba azionata a distanza, perdono la vita anche gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, Solo qualche anno dopo toccherà all’amico e collega di sempre, il giudice Paolo Borsellino.
Sono diventati il simbolo della giustizia, della lotta alla mafia, ma soprattutto sono diventati la speranza e il modello per molti giovani. Erano cinquantamila infatti gli studenti universitari, gli scout scesi in piazza ieri per commemorare il magistrato Falcone nell’anniversario della strage di Capaci.
Presenti alla cerimonia dall’aula bunker dell’Ucciardone il ministro della Giustizia Andrea Orlando, quello dell’Istruzione Stefania Giannini e anche Giuseppe Antoci, presidente del Parco Dei Nebrodi, scampato la settimana scorsa ad un attentato mafioso.
“Desidero esprimere la mia vicinanza e la mia gratitudine a tutti voi presenti nell’aula bunker, a chi non si è mai scoraggiato nella battaglia contro le mafie, contro l’illegalità e contro la corruzione, a chi lo ha fatto a costo di sacrificio personale e a chi ha compreso il valore della cultura della legalità, che vive anzitutto nell’agire quotidiano“.
Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella commenta la cerimonia. Noi di Punto Famiglia vogliamo ricordare Giovanni Falcone attraverso le parole di Paolo Borsellino quando rivolgendosi ai giovani della parrocchia di S. Ernesto, nel trigesimo della strage di Capaci disse: “La lotta alla mafia, primo problema da risolvere nella nostra terra, bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, anche religioso, che coinvolgesse tutti, che tutti abituasse a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà che si contrappone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.
Ida Giangrande
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