"Prima tu". "No, prima te". Confusione all'ingresso (omelia)

"E' incredibile quest'Uomo: si fa attendere, arriva, rigira la storia a suo piacimento. La sua potenza è d'essere privo di potenza: nudo, debole, povero, indifeso"... L'omelia della Domenica di don Marco Pozza.

"Prima tu". "No, prima te". Confusione all'ingresso (omelia)

 

Il deserto l’aveva preparato a tutto. Ma forse non s’attendeva che quel gran Genio del suo Amico Gli capitasse un giorno sotto gli occhi travestito e aggrovigliato in mezzo ai pezzenti di Galilea. “Battezzami, Giovanni, ora è il mio turno!” (liturgia della Festa del Battesimo di Gesù). Giovanni: l’uomo che addomesticava le antilopi, che reggeva l’urto del silenzio, che spianava l’aridità dei deserti, l’uomo pronto a tutto…ammutolì. Ai suoi occhi non poteva credere: l’Eterno, la Perfezione, la Sublimità che chiede pulizia. Che s’umilia, si nasconde, s’abbassa. “Coraggio, amico: battezzami!” Dove trovare il coraggio? La fila dei peccatori s’ingrandiva, mormorii sempre meno leggeri per l’inceppo del sacramento, stizza e nervosismo, paura e incomprensione. C’è un attimo di spaesamento: “Non posso, Gesù!”.

 

Come dar torto a Giovanni? Non poteva iniziare così la storia del Messia: suo compito, ardito ma troppe volte già annunciato, era di mettere ordine, spaccare il sonno, urlare la morte del peccato! Giovanni Gli aveva fatto “campagna elettorale” meglio che aveva potuto: attese e speranze, propositi e minacce, cambiamenti, spostamenti e futuro da guadagnarsi. E la gente gli aveva creduto, s’era fidata, l’aveva sorretto dalla platea. Ma ora Giovanni vorrebbe sotterrarsi: aveva assicurato un Re. Arriva un peccatore. “Sei tu che devi lavare me”. Tenta di salvarsi agli occhi della gente. Sembra un tira e molla estenuante: pare d’osservare due uomini, che davanti ad una porta si dicono: “Prego. Si figuri: non sia mai”. “Entri, le dico!” “Non me lo perdonerei mai”!” Sembra: ma nel discorrere di quei due uomini - anelli delicati messi come congiuntura lacerata tra i due testamenti - non s’avverte formalità. “Giovanni: fai ciò che ti dico. Dio deve iniziare stando vicino agli uomini”. Vicino agli uomini: non sopra di loro.

 

La gente che dice? Si direbbe che dai tempi di Gesù non si sia notato miglioramento: la gente attende. Sulle rive del Giordano, sui sagrati delle chiese, negli uffici di potere: attende. Che il Papa parli (per poi iniziare le “danze”), che il prete s’esponga, che la Chiesa additi. La gente vuol sapere cosa dire, cosa fare, se è giusto, sbagliato, onesto, disonesto. Vuol sapere: ma non vuole orientamenti. Da una parte la nostalgia di Luce, dall’altra il fascino delle tenebre. Vuole Dio: lo vuole bello e biondo, chiuso dentro in sacrestia, profumato e lampadato. Poi scopre che Dio non è così e allora: ciao! Giovanni risolve il problema: “Non sono io: eccolo qui l’Atteso”. Lì: nell’acqua, in fila, senza veste, pronto a farsi battezzare. Impossibile un Dio così. Chiaro: quello che rompe, lo spostiamo! Pure loro, amici per nascita (così affiatati da toccarsi ancora nei grembi), vedevano il mondo in modo diverso. Il figlio di Elisabetta parlava di catastrofi, di scure sull’albero, castigo divino. Il figlio di Maria, sotto un cumulo d’immondizia avverte un impercettibile sussulto del cuore, una segreta aspirazione. Così segreta che magari pure l’uomo non avverte. Giovanni immaginava la fine, Gesù presenta l’inizio. Il Battista ragionava sull’inverno, sulla durezza, sul deserto. Gesù parla di primavere, di tenerezza, di abbracci. Muri che crollano per il Battista: palpito di vita sotto le rovine per Gesù.

 

E' incredibile quest’Uomo: si fa attendere, arriva, rigira la storia a suo piacimento. La sua potenza è d’essere privo di potenza: nudo, debole, povero, indifeso. L’unico sovrano che abbia chiamato i propri sudditi uno ad uno, come una mamma chiama il suo bambino. Capisci perché il mondo non poteva sentirlo? Scusa: non può sentirlo? Il mondo sente solo il rumore, la potenza, le voci che vuole. O se ne inventa qualora mancassero Non divenne grande perché radunò milioni di fans attorno a lui, perché lo coprirono – a morte accaduta, però – di ori, incensi e mirre profane, perché tutt’ora lo venerano, lo adorano, lo bestemmiano. Non si può credere per quello che è successo dopo: Il fatto è che oggi, con la parola, disarma. Indebolisce. Smobilita. E la gente tace. Non era il silenzio del deserto: c’era luce in quel silenzio. Giovanni s’abbassa, raduna un pugno d’acqua, raccoglie mille apprensioni nella mente e obbedisce. La fila si smuove, la processione riprende, il Mistero s’infittisce. L’Amico col quale giocava nelle stradine di Nazareth, cresciuto silenziosamente per aiutare a crescere, supera la riva, scende tra i rivoli veloci del Giordano fiume e, ingabbiato nella storia, riemerge rinato. Il cielo e-rompe, si spacca, dichiara aperte le profetiche danze: “Tu sei il mio Figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto”. Figurarsi il Battista, unico a capire la direzione di quella voce: rabbrividì, raggelò, ebbe la pelle d’oca. Avvertì d'essere dentro una storia non più storia. Accanto ad un Dio non è più semplicemente Dio, bensì un Dio fattosi uomo. Che non sfugge i peccatori ma s'incammina nel loro mezzo.

 

Un Dio fastidiosissimo da battezzare.

 

 

don Marco Pozza

http://www.sullastradadiemmaus.it

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