Papa Francesco: quando il riferimento al cristianesimo assume i tratti dell'ideologia, diventa automaticamente repellente, «spaventa, caccia via la gente e allontana la Chiesa dalla gente».
Del 29 ottobre 2013
Quando una chiesa è chiusa, la gente passa davanti e non può entrare. «E ancor peggio, il Signore che è lì dentro non può uscire». Lo stesso, in maniera analoga, può accadere per tutta la Chiesa di Cristo, se davanti alle sue porte si mettono a far barriera i nuovi «dottori della Legge». Quelli che mutano la fede in ideologia, e così tengono lontani tutti gli altri dai giardini e dai pozzi della grazia. Papa Francesco ha parlato di loro, in un’omelia della Messa quotidiana a Santa Marta.
Lo spunto, come sempre, è venuto dal Vangelo della liturgia del giorno: il brano dell'evangelista Luca in cui Gesù, parlando in casa del fariseo, rivolge parole taglienti ai «dottori della legge»: «Guai a voi» dice loro Gesù «che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l'avete impedito».
Anche oggi ci sono quelli che credono di avere in mano la chiave della conoscenza, e non aprono la porta. Peggio ancora, si fermano suilla soglia, fanno picchetto, e non lasciano entrare gli altri. In questo modo – ha spiegato Papa Bergoglio – sabotano l'insegnamento stesso di Cristo, che «dice un'altra cosa: andate, uscite in tutto il mondo. Insegnate. Battezzate. Andate agli incroci delle strade e portate tutti dentro. Buoni e cattivi. Così dice Gesù. Tutti dentro».
Alla radice dell'atteggiamento «delle chiavi in tasca e della porta chiusa» c'è secondo l'attuale Successore di Pietro un «processo spirituale e mentale». Simili dinamiche prendono piede quando “la fede passa per un alambicco, e diventa ideologia». Papa Francesco ha delineato anche alcuni tratti somatici delle caricature ideologiche della fede cristiana. A esse non interessa «Gesù, la sua tenerezza, la sua mitezza». Esse «sono rigide». In esse «la conoscenza di Gesù è trasformata in una conoscenza ideologica, e anche moralistica», come accadeva già al tempo di Gesù, quando i dottori della Legge «chiudevano la porta con tante prescrizioni». E «quando un cristiano diventa discepolo della ideologia, ha perso la fede. Non è più discepolo di Gesù. É discepolo di questo atteggiamento di pensiero». Inoltre, quando il riferimento al cristianesimo assume i tratti dell'ideologia, diventa automaticamente repellente. E così realizza – spesso in maniera auto-compiaciuta - la sua funzione di tenere lontane le persone dall'esperienza cristiana. «L'ideologia» ha sottolineato Bergoglio «spaventa, caccia via la gente. Allontana, allontana la gente e allontana la Chiesa dalla gente».
Quella dei «cristiani ideologici» è secondo il Vescovo di Roma «una malattia grave», ma non è nuova: già l'apostolo Giovanni nella sua Prima Lettera parlava di loro, dei «cristiani che perdono la fede e preferiscono l'ideologia», diventando talvolta «rigidi moralisti, eticisti ma senza bontà». E se un buon cristiano li rimprovera, la loro reazione è la stessa dei farisei rispetto a Gesù, così come è narrata nel Vangelo della messa di oggi: «Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca».
La tentazione di snaturare il cristianesimo in ideologia può toccare tutti, compresi Papi, vescovi e sacerdoti. E a essa non risponde con dispute culturali. La radice di tale possibile snaturamento papa Francesco la individua altrove: se un cristiano diventa ideologico, ciò accade semplicemente perchè quel cristiano non prega: «La chiave che apre la porta della fede è sempre la preghiera» ha detto stamattina papa Francesco, «E se non c'è la preghiera tu sempre chiudi la porta». E' allora che anche la testimonianza del cristiano può diventare «una testimonianza superba, orgogliosa», dove si rende gloria a se stessi e si cerca «la propria promozione». Invece, quando un cristiano prega davvero, e non si limita a «dire preghiere» come facevano anche i farisei, «non si allontana dalla fede». E così viene preservato anche dalle trappole dell'ideologia e della superbia. Per questo – ha concluso il Papa – occorre chiedere al Signore «la grazia di non smettere di pregare, per non perdere la fede». Solo così si rimane umili e non si corre il rischio di diventare persone che «chiudono la strada al Signore», proprio mentre magari per mestiere trascorrono tutto il proprio tempo a parlare di questioni ecclesial-religiose.
di Gianni Valente
Tratto da lastampa.it
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