Sandra, una fidanzata presto beata

Sandra Sabattini è una giovane riminese morta a soli 23 anni. Ha trascorso la sua breve vita al fianco dei più poveri nella Comunità Papa Giovanni XXIII. Era una studentessa, fidanzata, amica e ora è in odore di santità...

Sandra, una fidanzata presto beata

del 02 maggio 2019

Sandra Sabattini è una giovane riminese morta a soli 23 anni. Ha trascorso la sua breve vita al fianco dei più poveri nella Comunità Papa Giovanni XXIII. Era una studentessa, fidanzata, amica e ora è in odore di santità...

 

Guardando le foto di Sandra vedi una ragazza come tante: in vacanza in montagna, in gruppo con gli amici, sulla spiaggia… In alcune rimani rapito dal suo sguardo pieno di serenità, in altre sei colpito dal suo sguardo un po’ “serio”, come se stesse riflettendo dentro di sé su qualcosa di misterioso e profondo. Se dopo aver guardato le sue foto provi a leggere il suo Diario (la raccolta delle riflessioni che Sandra scriveva un po’ dappertutto: sui diari di scuola, su pezzetti di fogli volanti, sui margini dei quaderni scolastici) rimani sconvolto. Ti ritrovi davanti ad una ragazza che a soli 15 anni scrive: «Signore, dammi la forza di lottare, di fregarmene di ciò che gli altri pensano o possono pensare di me, di esser ciò che io veramente sono e non ciò che gli altri pensano che io sia». Oppure: «Ora Signore credo e spero in Te (…) voglio vivere pienamente in Te e con gli altri». Parole che colpiscono soprattutto perché corrispondono ad un impegno vero di servizio ai poveri. Già in prima superiore inizia ad andare a trovare alcune persone bisognose (di aiuto, di sostegno, di ascolto) e poi, diventando più grande, si mette al fianco delle persone cadute nella tossicodipendenza, diventando operatrice nella comunità terapeutica di Trarivi (RN). Intrapresi gli studi universitari nella facoltà di Medicina, non tralascia il suo impegno per gli ultimi e nel suo cuore nasce il desiderio di partire come missionaria. La sua presenza gioiosa riusciva a riempire di serenità i suoi amici e il suo impegno per gli emarginati era d’esempio a tutti. La sua giovane vita viene tragicamente interrotta a soli 23 anni a causa di un incidente stradale. Ma Sandra continua a parlare di Gesù anche dal Cielo, lei, una fidanzata in cammino verso la santità, dopo che è stata riconosciuta la guarigione miracolosa di Stefano Vitali, ex presidente della provincia di Rimini (di seguito potete leggere questa storia). La freschezza e la brevità della sua vita la fanno splendere come santa della porta accanto per tanti giovani alla ricerca di qualcosa per cui spendersi fino all’ultimo.

 

Il segreto di Sandra

Ecco cosa scriveva don Oreste Benzi, sacerdote riminese e fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII di cui faceva parte anche Sandra Sabattini, riguardo a questa giovane: «Qual è il segreto interiore profondo di Sandra? Il suo segreto è contenuto e svelato dalla beatitudine proclamata da Gesù: “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”. Cioè beati quelli che hanno un cuore pulito perché vedranno Dio. Il cuore di Sandra era pulito perché occupato solo dall’amore di Dio e del prossimo. Terminato il liceo era desiderosa di conoscere la volontà di Dio sulla via da intraprendere. Da una parte Sandra desiderava donarsi totalmente e subito ai poveri nella condivisione diretta mettendo la propria vita con la loro; dall’altra parte c’era chi la consigliava di frequentare l’università prima di dedicarsi del tutto ai poveri e alla missione. Lei, fedelissima al cammino che aveva intrapreso nella Comunità Papa Giovanni XXIII, mi ha chiesto la conferma. E io la confermai per l’università. Lei fu contentissima, non tanto per la frequenza alla facoltà di Medicina, quanto per la certezza di compiere la volontà di Dio. La sua vita si svolgeva alla presenza di Dio in un dialogo continuo con lui. Dio è per lei Persona alla quale comunica tutto, con lui discute di tutto, Persona alla quale rivolge il suo sguardo stupito per le meraviglie che lui ha preparato per i suoi figli.  Una delle colonne portanti della vocazione della Comunità Papa Giovanni XXIII è la preghiera e la contemplazione, perché per stare in piedi bisogna stare in ginocchio, perché sa stare del tutto con i poveri chi sa stare del tutto con il Signore. Inoltre i membri della Comunità hanno come aspirazione e impegno il fare dell’unione con Dio un modo di essere. Molte erano le ore che Sandra trascorreva in preghiera e in contemplazione. Quanto era impegnata con il Signore, tanto lo era con i poveri. Come Gesù, Sandra non si apparteneva, ma sentiva di appartenere a Dio quanto sentiva di appartenere ai poveri. La condivisione diretta della vita degli ultimi è un aspetto essenziale della vocazione della Comunità. Tutto il suo tempo libero dalla frequenza dell’università lo dava ai tossicodipendenti in terapia nelle nostre comunità terapeutiche. Ciò che stupisce in lei era il suo dono di saper suscitare in essi la nostalgia di Dio.

Io ho conosciuto Sandra quando aveva 12 anni e con un gruppetto di adolescenti aveva iniziato a vivere la spiritualità della Comunità, fino alla mattina dell’incidente in cui è entrata in coma e l’ho accompagnata all’ospedale di Rimini tenendole aperta la bocca perché non rimanesse soffocata dal sangue che le fuoriusciva. Sandra era sempre sorridente: il suo sorriso era la manifestazione della sua unione continua con Dio. Il desiderio che bruciava nel suo cuore era che tutti avessero Dio come loro unico bene. Il fascino particolare che esercitava su chi incontrava era dovuto al suo vivere continuamente alla presenza di Dio che si rifletteva sul suo volto. Lei era tanto vicina a tutti quanto era distaccata da tutti. Ed era tanto unita a tutti quanto era unita a Dio.

Sandra era un polo unitivo dei fratelli. Nessuno l’ha mai sentita dire una parola non positiva su altri. La sua fraternità era piena e gioiosa. Il suo amore alla Madonna era ricolmo di tenerezza. Il Rosario era un trattenersi con Gesù insieme a Maria. Donaci, Signore, Sandra come sorella che ci accompagni nel nostro cammino di santificazione

 

Dio è il gusto della libertà

Benedetta D. ha conosciuto Sandra Sabattini attraverso il suo Diario. In occasione della chiusura della fase diocesana del suo processo di beatificazione ha rilasciato una preziosa testimonianza: «Vivo in una casa famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII, e ho scoperto il Diario di Sandra circa 2 anni fa, mentre ero in un periodo di particolare crisi, quella dell’adolescenza. Scoprii nella figura di Sandra proprio una persona che mi sapeva presentare il Vangelo, la vita spesa per Gesù per Cristo in una pienezza di gioia. Questo mi ha lasciato proprio sconcertata perché ho sentito tanto parlare di Dio, ma tra il parlare e il conoscerlo davvero c’è poi un abisso. Sandra ha avuto questa capacità, di sapermi introdurre in questo amore a due “tu”, ma che da parte nostra è un amore rivolto verso una persona, non un Dio astratto, un Dio lontano, ma un Dio che si fa presente, per cui veramente ti giochi la vita. Lei ha fatto questo, e credo che per i giovani – come è stato anche per me – questo sia proprio una dimensione nuova, una valutazione nuova della vita, perché ti spalanca le porte all’infinito, un sogno grandissimo vissuto nella vita di ogni giorno. Proprio questa certezza che Dio era il senso della sua vita, dava il gusto della libertà che è sempre dono suo. Proprio perché lei per prima lo viveva, lo sapeva trasmettere; mi ha saputo trasmettere questa ricchezza di Dio che è il gusto della libertà, fonte di gioia, e che è, soprattutto, amore. La figura di Sandra può dire tantissimo al mondo di oggi, proprio perché parte dalla vita di tutti i giorni, ma la rivaluta in un’ottica diversa, l’ottica di un’innamorata di qualcosa di oltre, dell’infinito, di Dio».

(testimonianza tratta dal libro “La santa della porta accanto”)

 

Dopo l’affidamento a Sandra, la guarigione inspiegabile

Le guarigioni avvengono anche se noi non ne siamo coscienti. Avvengono perché qualcuno prega con forza per te. Stefano Vitali ne è prova vivente. Per la sua guarigione ha pregato un’intera comunità, invocando la serva di Dio Sandra Sabattini. Stefano è stato il primo segretario di don Oreste e al tempo della malattia era assessore al Comune di Rimini fino ad arrivare, dopo la guarigione, a ricoprire l’incarico di presidente della provincia di Rimini. Nella primavera del 2007 Stefano inizia a perdere peso vistosamente. Per un mese viene curato per il Morbo di Chron a base di cortisone, ma senza esito. Continua a stare a male e un giorno il sindaco di Rimini Alberto Ravaioli, primario di oncologia, capisce che forse il problema è un altro e gli consiglia di fare esami approfonditi. Per Stefano i dolori sono lancinanti e la situazione talmente grave che non si riesce neppure a svolgere l’esame ma la diagnosi è evidente: la massa tumorale all’intestino è estesa. Il 26 luglio del 2007 viene operato d’urgenza. Nel suo corpo erano presenti 45 linfonodi e metastasi dappertutto. Stefano reagisce con forza: il dolore si è affievolito, ma non riesce più a dormire. La sua carica positiva gli impone di rialzarsi come può e il 3 agosto si fa dimettere contro la volontà della moglie. Non molla e dopo ferragosto riprende il lavoro di assessore anche se non si regge in piedi e in Municipio ci deve andare in carrozzina, accompagnato dal padre. Inizia il primo ciclo di chemio ma niente da fare, è un cancro cattivo, che non lascia scampo. I medici, scuotendo la testa, gli danno dai sei ai dodici mesi di vita. Una mazzata per un quarantenne, marito e padre, anche di chi non ha padre, dato che assieme alla moglie Lolli condivide la responsabilità di una casa famiglia. Ma quel finale funesto che sembrava ineluttabile non ha compimento. Stefano Vitali oggi può raccontarlo, con quel pizzico di ironia che lo contraddistingue. Si può parlare di miracolo? Questo lo stabilirà la Chiesa, ma di una guarigione inspiegabile, secondo il verdetto dei medici, sì. Ed è qui che entra in gioco don Oreste Benzi, che avrebbe inaspettatamente oltrepassato questa vita terrena qualche mese dopo l’intervento subito da Stefano. Don Oreste ha pregato e fatto pregare per lui fin dal primo momento. Gli promette che presto sarebbe andato a trovarlo per fare la preghiera di guarigione. Il momento arriva alle ore 11 del 2 settembre, prima del secondo ciclo di chemio. Quando sta per iniziare la preghiera, Stefano di trova ad assistere ad una simpatica diatriba su quale santo pregare. La moglie propone di invocare Alberto Marvelli, giovane ingegnere riminese già beato. Ma Don Oreste è irremovibile ed intransigente: bisogna affidarsi a Sandra Sabattini e solo a lei perché, spiega, nella preghiera di intercessione bisogna essere precisi per sapere poi a chi attribuire il miracolo. Nel frattempo aveva chiesto a tante altre persone di invocarla per la guarigione di Stefano. E così anche Sandra, che Stefano conosceva ma non in profondità, entra ufficialmente nella sua vita. La serva di Dio riminese era morta prematuramente a 23 anni investita da un’auto. Discepola spirituale di don Oreste Benzi, era stato lui a far emergere la sua grandezza spirituale promuovendo l’avvio della causa di beatificazione.

La preghiera ha un effetto strano su Stefano. Si sente leggero, con uno stato d’animo riappacificato. Gli sembra che qualcosa lo stia letteralmente pulendo. È che non ne è cosciente. E così a quella strana mattina non pensa più. Ad ottobre altri controlli. Il primario di oncologia Ravaioli lo manda a chiamare: «I valori sono tutti negativi. Non chiedermi perché, non lo so». E così non si sapeva perché era guarito, ma un fatto era certo: il tumore era sparito. Mese dopo mese con la moglie ricostruisce il puzzle di quanto successo: il dolore, la preghiera di don Oreste e di tanti a Sandra, e piano piano riconduce tutto a lei, alla sua intercessione.

La documentazione medica frutto dell’inchiesta diocesana su questa presunta guarigione ritenuta straordinaria è da tempo depositata a Roma. Se la Congregazione dei Santi riconoscerà il miracolo, Sandra sarà dichiarata beata.

 

Chiara Bonetto

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