Scuole paritarie: perché fanno risparmiare soldi allo stato

La scuola pubblica statale conta 8 milioni e mezzo d'iscritti, la scuola pubblica non statale ne conta 1 milione. Se improvvisamente chiudessero tutte queste scuole, bisognerebbe spendere diversi miliardi in più all'anno per garantire una scolarizzazione a tutti questi bambini e ragazzi...

Scuole paritarie: perché fanno risparmiare soldi allo stato

del 16 aprile 2018

La scuola pubblica statale conta 8 milioni e mezzo d’iscritti, la scuola pubblica non statale ne conta 1 milione. Se improvvisamente chiudessero tutte queste scuole, bisognerebbe spendere diversi miliardi in più all’anno per garantire una scolarizzazione a tutti questi bambini e ragazzi...
 

È uno degli argomenti che storicamente, quando si parla d’istruzione, crea le divisioni maggiori tra le diverse forze politiche. Stiamo parlando delle scuole paritarie. L’ultima campagna elettorale lo ha confermato. C’è chi, come la coalizione di centrodestra, le considera un pilastro del sistema didattico allo stesso livello delle scuole statali. Ma c’è anche chi, come ad esempio il Movimento 5 Stelle, vorrebbe azzerare i finanziamenti alle private (tranne che per gli asili) per concentrarsi sulla scuola pubblica. Nel frattempo centinaia di migliaia di famiglie continuano a credere nell’istruzione paritaria. E lo stesso vale per il governo uscente. Tanto è vero che, tra gli ultimi atti del Miur targato Valeria Fedeli, c’è un finanziamento di quasi 500 milioni di euro indirizzato proprio alla scuola privata.

 

Il diritto all’istruzione passa anche per le paritarie

Il motivo di una scelta del genere ce lo spiega direttamente il Sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi: “Le scuole paritarie – sottolinea - non sono private tout-court. Con la Legge 62/2000 si è assodato che esiste un unico sistema nazionale, che è diviso in scuole statali e non statali. Le non statali sono le paritarie, scuole private che devono sottostare a un sistema di controlli e verifiche per essere equiparate alle statali. Siamo stati gli ultimi in Europa a riconoscere il ruolo nel sistema statale alle scuole non statali. Lo stato però deve garantire l’istruzione, la Costituzione parla chiaramente di libertà di scelta educativa. Fino a pochi anni fa questa scelta non aveva una gamba. Ora c’è”.

 

Con le private ‘in salute’ lo Stato risparmia

Ma, al di là degli aspetti legislativi e istituzionali, il finanziamento alla scuola paritaria viene visto come una priorità anche perché – a dispetto del sentire comune – potrebbe tradursi in un bel risparmio per le casse dello Stato“La scuola pubblica statale – ricorda Toccafondi - conta 8 milioni e mezzo d’iscritti, la scuola pubblica non statale ne conta 1 milione. Se improvvisamente chiudessero tutte queste scuole, bisognerebbe spendere diversi miliardi in più all’anno per garantire una scolarizzazione a tutti questi bambini e ragazzi”.

 

I costi sono quasi tutti a carico delle famiglie

A coprire la fetta principale dei costi d’istruzione, nel caso delle paritarie, sono le famiglie: “Lo Stato – continua il Sottosegretario – riconosce a queste scuole un contributo 500 milioni di euro annui (500 euro all’anno a studente). Alla scuola statale, invece, ogni iscritto costa 6.000 euro l’anno (per ogni ordine e grado dalle elementari alle superiori). Il resto lo paga la famiglia. Esiste poi, da tre anni, una detrazione fiscale (fino a 800 euro annui di retta possono essere portati in detrazione, con un taglio di 160 euro annui dalle tasse).

 

Il Programma Operativo Nazionale include anche le paritarie

Per questo è da tempo che il Miur, parallelamente al finanziamento ordinario, sta portando avanti una discussione che consentirà alle scuole paritarie di accedere anche ai fondi del Programma Operativo Nazionale Istruzione, in attuazione della legge di stabilità per il 2017 (che, all’articolo 1, prevede esplicitamente l’accesso al PON sia per le scuole statali che, appunto, per le private). Il primo passo è stato già fatto a luglio del 2017, con la proposta di modifica dell’Accordo di Partenariato in sede europea. Modifica perfezionata dalla Commissione Ue lo scorso 8 febbraio.

 

Superare le resistenze culturali

Anche se l’ostacolo maggiore non è di carattere economico ma di matrice culturale: “Quando si affronta il tema ‘scuole paritarie’ – fa notare Toccafondi - si parla soprattutto di diplomifici e scuole confessionali. Abbiamo intensificato i controlli sugli istituti a ‘piramide rovesciata’, con pochi iscritti nei primi anni e tanti negli ultimi anni; ne abbiamo chiusi circa 60. Per quanto riguarda gli aspetti religiosi, un dato di 3-4 anni fa ci dice che circa la metà sono d’ispirazione confessionale. Ma, sempre più spesso, pur partendo da radici religiose sono oggi gestite da cooperative di insegnanti o genitori.

 

Scuola privata: un’istituzione in cui credono tantissimi genitori

Una scelta, quella presa dal Miur, suffragata anche da ragioni di opportunità sociale: “Le cronache locali – ricorda il Sottosegretario - sono piene di sommosse popolari perché non si vogliono far chiudere queste scuole. Forse perché il 40% delle scuole paritarie si rivolge alla fascia 0-6 anni. Con dei picchi in alcune regioni, come il Veneto, dove se dovessero chiudere gli istituti privati probabilmente molte fabbriche non partirebbero. Ma, in generale, stanno aumentando di molto anche le secondarie di primo grado, segno che c’è una richiesta crescente da parte dei genitori”.

 

Daniele Grassucci

http://www.linkiesta.it

 

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