Storia di una vocazione

Mi chiamo Valerio, ho 40 anni. Questo è il racconto della mia conversione, durante i 4 giorni vissuti per la maggior parte del tempo all'eremo delle Carceri, ad Assisi, nell'agosto 2010.

Storia di una vocazione

 

Martedì 24 agosto

 

….Arrivano dunque le ferie di agosto, durante le quali anche quest’anno non sono partito per andare in vacanza, e il brutto periodo che sto vivendo da qualche tempo, influenza negativamente ancor di più il mio stato d’animo. Sto tutto il giorno in casa a oziare, a opprimermi, a deprimermi. La mattina mi sveglio e vado al bar per un caffè, fumo una sigaretta e rientro. Mi piazzo davanti al computer con la speranza di riuscire a buttare giù due righe: tutto invano! Mi sdraio sul letto e apro un libro. Fa troppo caldo ed è impossibile trovare la concentrazione per leggere. Mi alzo, vado sul balcone e mi siedo sulla sdraio: fumo una sigaretta poi, torno in camera mia. Metto un cd, mi sdraio nuovamente sul letto e penso a quella persona…..Questa volta ho creduto veramente di aver trovato “qualcosa” di diverso rispetto al passato e invece!... Sono incappato nell’ennesimo sepolcro imbiancato. Ma va, va! Ma, adesso basta! Mi alzo di nuovo dal letto, vado ancora sul balcone a fumare. Torno in camera e mi siedo davanti al computer a scaricare la posta: nessuna mail in arrivo! Non mi scrive nessuno! Del resto i miei amici sono tutti in vacanza. Mi sdraio di nuovo sul letto, accendo la TV: nessun programma, soltanto repliche di trasmissioni di 30 anni fa! Mi rialzo dal letto e: balcone, sigaretta, camera, libro, computer, TV…..Così trascorro le mie giornate da quando sono in ferie. Sono annoiato, apatico, depresso. Non so più dove sbattere la testa! Sto diventando matto! Non ce la faccio più! All’ora di pranzo decido di partire per Assisi. Ho intenzione di fermarmi soltanto una notte pertanto, dentro lo zaino metto l’occorrente per il giorno successivo: un paio di mutande, una t-shirt, le salviette umidificate per asciugarmi le ascelle e infasil. All’ultimo minuto mi ricordo pure di quella biografia acquistata tre anni fa su e Bay: LEGENDA MAIOR, di Bonaventura, che non ho ancora neppure mai sfogliato…..Parto che sono le tre del pomeriggio. Sulla E45 escono le fiamme dall’asfalto. Arrivo ad Assisi dopo neanche due ore. Parcheggio e mi avvio a piedi verso la Basilica di San Francesco. Lungo il tragitto entro in una norcineria e compro: pane, salsicce di cinghiale e una bottiglia ghiacciata di vino bianco. Infilo tutto dentro lo zaino. Arrivo davanti al sagrato della Basilica superiore e mi siedo sul muretto che s’affaccia sui portici di quella inferiore. Ci sono un bel po’ di turisti: tutti stranieri! Li osservo per un bel pezzo…..Dallo zaino tiro fuori “Legenda maior” ….dicono che sia la biografia più attendibile oltre a quella del Celano. Per quest’ultimo motivo leggo con “maior” coinvolgimento. Le pagine scorrono velocemente, così come le ore del giorno. Si sono fatte le sette passate, il cielo imbrunisce e inizio a far fatica a leggere: c’è troppa poca luce. Hanno chiuso le porte della Basilica, ma c’è ancora qualche turista che continua a scattare foto. Spero se ne vadano presto che ho voglia di un po’ di vino, ma non voglio che mi vedano bere sennò pensano pure che sono alcolizzato. Scendo dal muretto e mi metto a sedere per terra, di fronte le due porti centrali, dando le spalle al prato: PAX. Stappo la bottiglia, mi attacco e do un paio di sorsate: è ancora fresco. Buono! Stacco un pezzo di pane e mozzico una salsiccia. Non appena mi accorgo che qualcuno si avvicina, ecco che subito nascondo la bottiglia dentro lo zaino per paura di essere giudicato. Dopo la seconda, terza volta che si ripete la stessa scena, decido di andare a “ubriacarmi” da qualche altra parte, in un posto più appartato. Arrivo quindi sulla PIAZZETTA di FRANCESCO PICCOLINO, non c’è anima viva. Evidentemente deve essere un luogo poco frequentato anche durante il resto della giornata, visto che c’è chi, approfittando di non essere visto, ha scambiato la piazzetta per un vespasiano. Non posso fermarmi a mangiare qui, c’è una puzza di piscio che ti prende la gola. Continuo a camminare per i vicoli, mi ritrovo davanti le scuole elementari e mi siedo per terra, ai piedi dell’edificio scolastico avendo di fronte la Basilica di Santa Chiara, illuminata. Riprendo a bere, a mangiare e ormai quasi ubriaco per essermi scolato tutta la bottiglia, mi metto a spedire sms agli amici più cari. Sono sms di pace! Descrivo la pace che mi sta avvolgendo….Assisi, il cielo stellato, “legenda maior” che mi ha totalmente rapito. E poi, l’idea che da qui a poco me ne andrò a dormire nel modo in cui più mi piace dormire su questa terra d’Umbria: dentro la macchina sul monte Subasio…..Quanta pace in questo momento! E’ talmente tangibile che riesco a trasmetterla negli sms dei miei amici, che mi rispondono commossi e che a loro volta fanno commuovere me…..Che bella serata: quanta pace! E’ da tanto tempo che non avvertivo questa sensazione di bene. Ho il cuore leggero. Piango! Se ripenso che solo stamattina stavo sbattendo la testa contro il muro! Mi alzo barcollando verso il parcheggio, entro in un bar e prendo un cono gelato da due euro: tutto cioccolato. Mi sembra sia passata una vita dall’ultima volta che ho comprato un gelato sciolto. Mamma mia quanto è buono!.....Quante sensazioni belle sto riscoprendo stasera! Inizio la salita del Subasio. Arrivo davanti l’entrata dell’eremo; tiro il freno a mano, lascio il motore acceso e scendo. Resto per qualche minuto a fissare il cancello chiuso. Saluto Francesco e rimonto in macchina. Arrivo ai prati e parcheggio sulla solita piazzola, sul ciglio della strada. Faccio pipì, fumo una sigaretta all’aria aperta, con la faccia rivolta al cielo stellato. Rientro in macchina che fa un po’ fresco: meno male che sono partito coi jeans, sennò coi bermuda, stanotte, morivo dal freddo. Mi sdraio sul sedile posteriore, ma non riesco a prendere sonno, fa troppo freddo! Nel portabagagli trovo il giubbino di jeans: e chi t’ha mannato!!!...Buona notte.

 

Mercoledì 25 agosto 2010

 

Apro gli occhi che è già giorno. Prendo il cellulare, leggo l’ora: sono le sei, è presto. Faccio per riaddormentarmi, ma subito mi balena nella testa un pensiero fortissimo! Mi viene in mente che l’ultima volta che sono venuto all’eremo, a fine aprile, ho visto che sulla porta per accedere al chiostro, sono indicati gli orari delle celebrazioni che si tengono nella cappelletta; e credo di ricordare che verso le 6.45 c’è la messa, o una cosa simile. Mi sa che ci vado! Ci vado? Ma dove vado, che non sono neppure sicuro di quello che ho letto?! Ma soprattutto: sono sicuro di aver letto qualcosa? Non sono sicuro di niente però, io mi sa che ci vado! Ci vado? E vabbè, andiamo un po’!...........Arrivo al cancello d’entrata, è ancora chiuso. Leggo gli orari: (Ora legale) mattino 6.30……Ma sono già le 6.35 ed è ancora chiuso! E no, eh! Adesso mi sono alzato e a messa ci voglio andare. Scavalco il muretto adiacente al cancello, faccio prima una capatina al bagno pubblico, mi do una sciacquata alle ascelle, una spruzzata di infasil ed entro nella cappella. C’è una fraternità di sei, sette Religiosi tra frati e suore che cantano, forse litanie: boh!! Resto in piedi davanti la porta d’entrata. Finiti i canti si raccolgono in silenzio. La suora che suona l’organo si accorge di me, mi fa un sorriso: contraccambio. Inizia la messa, a celebrarla è un frate un po’ tarchiatello e bassetto: mi fa venire in mente il frate in Robin Hood! Legge il Vangelo, che parla di quando Gesù rivolgendosi agli scribi e ai farisei li paragona a dei sepolcri imbiancati. A questo punto della messa sono stupito di me stesso per non essermene ancora andato e stupito, soprattutto, di essermi alzato alle sei per venire a messa piuttosto che dormire! Però, mi piace l’atmosfera che si respira dentro ‘sta cappelletta! E’ vero che sono diciannove anni che non ascolto più una messa pertanto, non mi trovo nella condizione di poter fare un paragone con le messe celebrate da altri, ma è altrettanto vero che…..’sta messa mi piace! Ora si sono accorti un po’ tutti di me, pure il frate che mi sta seduto davanti. Avrà avvertito la presenza di qualcuno alle spalle, così si è voltato, mi ha visto, mi ha sorriso, facendomi cenno di sedermi. Ho fatto segno di no, rimanendo serio! Dopo la benedizione finale esco dalla cappella e mi fermo per qualche istante sul chiostro a pensare: non è stata una messa “fastidiosa” “invadente” “faticosa”! Nonostante non abbia partecipato in nessuna maniera, né con le preghiere, né con i gesti, (non mi sono fatto neppure il segno della croce!) ho avvertito una certa familiarità. Non appena mi accorgo che i frati e le suore stanno uscendo dalla cappella, subito me ne vado. Col mio zaino in spalla, vado incontro al luogo a me preferito: La Cappelletta del Falegname. Mi metto a sedere sopra un ciocco e riprendo a leggere la biografia dal punto in cui l’ho interrotta. Ma, non riesco a leggere! La bella sensazione che ho avvertito durante quella messa, mi sta ancora coinvolgendo. E’ una sensazione strana! Rimetto il libro dentro lo zaino e torno indietro. Sul chiostro non c’è nessuno. Sento arrivare qualcuno: pellegrini! Ci resto quasi male, perché speravo fosse un frate o una suora. Mi piacerebbe parlare con qualcuno di loro della sensazione che mi ha lasciato quella messa…..Ma che mi viene in mente?! Perché mai dovrei parlare dei fatti miei a degli sconosciuti? Riprendo il viottolo che porta verso i bagni pubblici. Vado oltre, alla ricerca di un luogo tranquillo dove posso riprendere a leggere in santa pace. Trovo un bel leccio “accogliente”, mi siedo sull’erba con le spalle abbandonate sul fusto dell’albero. La biografia di Bonaventura è bellissima! Sono sempre stato innamorato del Poverello d’Assisi, ed è per questo motivo che vengo all’eremo da dodici anni. Vengo all’eremo da tutto questo tempo soprattutto perché, mi fa un certo effetto…..tutta questa pace! Che bello questo luogo! Ogni volta che ci vengo, mi rigenero ben bene e poi riparto carico di pace, nuovamente pronto per affrontare il mondo! Sono sempre stato innamorato della semplicità del figlio di Pietro di Bernardone, e credevo di conoscere tanto di lui, ma invece……questa biografia mi sta aprendo un mondo! Mi è venuta voglia di leggere il VANGELO! E pure di andare alla PORZIUNCOLA….Mi sa che non ci sono mai stato alla Porziuncola! Pensa un po’?! Dopo tanti anni che vengo ad Assisi, non ricordo di essere mai andato a visitare il luogo più amato da Francesco. Esco dall’eremo e subito compro una copia del Vangelo, dal tizio che vende souvenir davanti al cancello d’entrata. Salgo in macchina, appoggio il Vangelo sul sedile del passeggero. Accendo la radio, ma non ho voglia di musica commerciale. Prendo il primo cd che mi capita: spero sia Enya che ho bisogno di rilassarmi. Infilo il cd nello stereo e parte a cantare “Emmanuel”, l’inno della GMG2000. Scoppio a piangere. Le lacrime sono bollenti. Sono lacrime giganti che scendono copiose sulle guance, bollenti come la lava. Ma che mi prende, perché piango in questa maniera? Sono avvolto dalla pace. La mia anima è leggera e ho il cuore libero. I miei sensi sono amplificati e ogni cosa che mi passa davanti agli occhi, la vedo con un amore che non avevo mai provato prima di adesso. ….Arrivo dunque a Santa Maria degli Angeli, mi fiondo con la macchina sull’unico parcheggio rimasto libero. Sembra aspettasse me! Visito la Porziuncola poi, entro in un alimentari e compro pane e prosciutto. Torno all’eremo. Vado incontro al mio leccio, volando sulle ali dell’euforia. Mi rimetto a leggere: mangio, leggo. Sono completamente rapito dalla lettura. Si fanno le prime ore del pomeriggio. Vado sul chiostro dove trovo un frate, con le maniche del saio arrotolate: oggi fa veramente tanto caldo! Il frate è giovane, avrà la mia età, e parla con dei pellegrini. Saluta un bambino, presentandosi: “Ciao, io sono fra.….., e tu come ti chiami?” gli chiede, con un sorriso. Questa è l’accoglienza dei frati! Loro accolgono tutti quanti con questa disponibilità e gentilezza. Lo osservo mentre continua a parlare anche con altri poi, si accorge di me e si avvicina. Ci presentiamo e subito gli chiedo a che ora è prevista la prossima messa. Mi dice che prima di domattina non si celebreranno altre messe, soltanto i vespri alle sei. I vespri? Non so neppure cosa siano! Scambiamo altre quattro battute e ci congediamo!.….Chiama mia madre al cellulare, mi chiede se penso di rientrare per l’ora di cena. Le dico che ho deciso di fermarmi un altro giorno!…….

 

Giovedì 26 agosto 2010

 

Suona la sveglia del cellulare: sono le sei. Scendo dalla macchina e a piedi nudi cammino sui prati del Subasio. L’alba è bellissima e la vita prende a destarsi dal sonno. Stanotte ho avuto ancora più freddo della notte scorsa. Avevo i piedi congelati e non riuscivo a prendere sonno, fino a quando non mi sono ingegnato: ho sistemato, accuratamente, i tappetini dei sedili posteriori dentro lo zaino dell’Invicta poi, c’ho infilato i piedi!!….Arrivo all’eremo, vado al bagno per la solita toletta poi, entro nella cappelletta. Stessa situazione di ieri mattina: la piccola fraternità che canta certe litanie. (Oggi so pure dargli un nome: Lodi Mattutine!!) La suoretta che suona l’organo mi saluta con un “buongiorno” e un sorriso a tutti denti. Sembra felice di rivedermi ancora. Anche il frate seduto davanti a me mi sorride e mi dice di sedermi vicino a lui. Oggi non faccio resistenza: accetto! Si sposta per farmi passare. Mi chiede a bassa voce come mi chiamo: “Valerio” rispondo. Ripete il mio nome e sorride. Esce dal banco e subito torna a sedersi con in mano un libretto rosso, che mi porge. S’intitola: “Le preghiere del mattino e della sera”. Mi indica la pagina da seguire poi, riprende le sue preghiere cantate. Io seguo la lettura con gli occhi, ho vergogna a far uscire la voce. Finita la messa, mi fermo per un po’ a parlare sul chiostro con la suora dell’organo e con il frate che mi ha invitato a sedermi. Scambiamo due parole al volo poi, dicono che vanno a fare colazione e subito prendono congedo da me. Mi incammino verso il “mio” leccio per appartarmi e per leggere in tranquillità, ma davanti la porta della foresteria trovo il frate che ieri pomeriggio mi parlava di “quei” vespri: parla a un gruppo di pellegrini. Non voglio farmi vedere, ( quanto sono forastico!!) però ho voglia di ascoltare quello che dice. Così mi nascondo dietro il muro e gli sento raccontare: “….e quando il suo amico gli chiedeva che cosa andasse a fare dentro le grotte del Subasio, lui rispondeva di aver trovato un tesoro…..” Ho lo stomaco in subbuglio ad ascoltare questa storia! Anch’io sul Subasio, come Francesco, ho trovato un’infinita ricchezza! Me ne vado con gli occhi gonfi di lacrime. Supero la foresteria e all’altezza dei bagni pubblici, sento dei canti provenire a distanza, accompagnati da una chitarra. Mi palpita il cuore di gioia! Corro incontro ai canti, pregando di “aspettarmi”. Eccoli! All’altare del falegname si sta celebrando la messa, e tutta la comunità presente partecipa con animo vivo: canta, batte le mani, sorride. Cammino tra la gente e due donne vedendomi arrivare mi fanno spazio tra loro, proprio di fronte al sacerdote. Mi sembra di essere finito in un grembo materno, a stare in mezzo a queste due donne che mi coinvolgono; prendendomi per mano al Padre Nostro e baciandomi allo scambio della pace. Finita la messa vengo di nuovo partorito sulla terra. Ringrazio il grembo che mi ha accolto, e che a sua volta mi saluta con una carezza e un sorriso. Continuo verso la cappella del falegname: un’altra messa!!!!!! Mi ci fiondo. C’è un mare di gente e tutti i posti a sedere sono occupati. Arrivato davanti l’altare, mi sposto sulla destra e mi appoggio con la spalla ad un albero. Dall’altra parte del tronco c’è una signora sulla sedia a rotelle: “Ciao” mi fa, con un sorriso che le illumina il viso. A questo saluto sgrano gli occhi e comincio a piangere: meno male che porto gli occhiali da sole! Piango per tutta la messa. Sono pieno, pieno di pace! Dopo la benedizione finale, saluto quella dolce donna e me ne vado. Mentre percorro il viale che conduce all’eremo, penso: “Spero di incappare in un’altra messa!”. Ho seguito più messe in questi ultimi tre giorni che in tutta la mia vita. Sul chiostro c’è un via vai di pellegrini. Vedo ora arrivare anche un frate: “Sembra Salvatore! Il monaco brutto de “Il nome della rosa” Mi inquieta! Davanti la porta dove i frati fanno accoglienza, c’è il frate “dei vespri” e che stamattina faceva da guida a quel gruppo! Ho voglia di dirgli che mi sono commosso a sentirlo raccontare la storia di Francesco. Esito un po’ poi mi faccio coraggio e glielo vado a dire: “Grazie per stamattina!”. Mi viene da dirgli soltanto questo! Lui mi guarda, fa spallucce senza rispondermi. Mi sento sprofondare nella terra dalla vergogna! Gli do le spalle e me ne vado……Leggo il Vangelo seduto su un banco della cappelletta: non c’è nessuno! E’ bellissimo quest’intimismo con Gesù!...Nel tardo pomeriggio scendo ad Assisi, entro in un Minimarket e compro di nuovo pane e prosciutto cotto, questa volta. Decido di cenare alla Rocca. Mi siedo su un muretto in pietra. Alle mie spalle, il tramonto: il sole colora di amaranto il cielo. Alla mia destra, domina sulla valle la Basilica di San Francesco. Di fronte, l’immensità del Subasio. Sono stordito dalle sensazioni nuove che da tre giorni mi pervadono; non riesco a contenere tutte queste emozioni: è troppo piccolo il mio corpo per accogliere l’universo tutto!!...... Mangio, leggo, piango…..pane e lacrime!

 

Venerdì 27 agosto 2010

 

Sveglia alle 6 per il solito appuntamento alla cappelletta. Ripenso a quanto ho pianto stanotte, fino allo sfinimento, fino alla disperazione. Ho pianto, […….] Ma, Tu hai raccolto le mie lacrime!! TU, Padre di Misericordia, Tu che sei la Misericordia stessa, mi hai consolato!.....Anche stamattina, appena i fraticelli e le suorette della piccola fraternità dell’eremo mi vedono entrare dentro la cappella, mi salutano e mi sorridono, tutti soddisfatti per essere nuovamente lì con loro. Forse sono stupiti, (lo sono anch’io di me stesso!) nel vedermi a tutti gli appuntamenti quotidiani: Lodi mattutine e Santa Messa; Ora media e vespri! Ora ho pure imparato cosa sono i vespri e come si chiamano gli altri momenti della “Liturgia delle Ore”!! Trascorro l’intera mattinata a rifugiarmi nei pressi dell’eremo, a leggere il “mio” Vangelo. La biografia di Francesco l’ho finita. Oggi ho deciso di tornare a casa, anche perché sono 4 giorni che non mi cambio le mutande!, né la t-shirt. E considerando che siamo ad agosto, col caldo che fa, inizio a puzzare come un animale selvatico! Ma, in questi giorni non mi sono preoccupato dove mi sarei lavato, cosa avrei indossato e cosa avrei mangiato!... Ho dormito per tre notti sul sedile della macchina, con i piedi infilati nello zaino. E’ successo qualcosa in questi giorni. Anche a casa se ne sono resi conto, così come i miei amici che pensano stia diventato matto! E’ successo qualcosa che razionalmente non so spiegare. Non sono in grado di spiegarlo neppure a parole perché, neanche io so cosa sia successo……….Nel tardo pomeriggio, mentre siedo su una grossa pietra davanti la grotta di fra Rufino, ( uno dei primi compagni di Francesco) mi prende il desiderio di salire in macchina e di tornarmene a casa. Ma, prima voglio lasciare un biglietto alla fraternità dell’eremo. Decido di non consegnarlo a mano a nessuno di loro, ma di lasciarlo nel cestino delle offerte: “Assisi, 24 25 26 27 agosto 2010. O Subasio che sempre mi attiri a te, richiamato da Francesco: grazie per avermi di nuovo accolto…..Ringrazio anche voi per lo stesso motivo. Con voi, che avete scelto di seguire Gesù Cristo e di camminare sulle orme di Francesco e Chiara, dopo anni di assenza e di lontananza dalla Chiesa, ho partecipato, con trasporto, alle messe in queste ultime tre mattine. Forse, il motivo, è per aver ritrovato un po’ di pace!....Ma, no! Il motivo è che mi è arrivato un bel “cazzotto”, dritto, dritto sulla bocca dello stomaco!!! Domattina, alle 7 e mezza, non potremo già essere più “compagni”, perché sarò di nuovo a casa, ma vi porterò nel cuore, come questo luogo dal quale fa tanto male allontanarsi. Un saluto particolare a: “Suor Orchestrina”, la sorella che suona l’organo e la chitarra. Valerio.”

 

 

Valerio Sailis

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