Nell'ordinarietà hanno cercato di stare al “gioco di Dio” dovunque si presentava, agendo sempre da cristiani, con consapevolezza e libertà...
del 03 maggio 2019
Nell’ordinarietà hanno cercato di stare al “gioco di Dio” dovunque si presentava, agendo sempre da cristiani, con consapevolezza e libertà...
Uomini e donne, giovani e adulti, celibi e genitori, studenti e professionisti, dall’Europa e dall’America: questo il quadro assai composito della giornata di riflessione sulla santità laicale tenutasi ieri all’Università Santa Croce di Roma e organizzata dallo stesso ateneo pontificio. Sette le figure presentate nel corso della tavola rotonda dai postulatori delle cause o da persone particolarmente vicine a questi “santi della porta accanto”, che ne hanno messo in risalto le caratteristiche principali, a partire dal titolo delle singole relazioni.
Ecco dunque la beata Chiara Luce Badano «la giovane dal sorriso aperto» (Franz Coriasco, giornalista, amico e biografo di Badano); il venerabile Carlo Acutis, «un nativo digitale innamorato dell’Eucaristia» (Federico Piana, giornalista); il servo di Dio Enrique Shaw, «l’imprenditore che visse i valori in cui credeva » (Silvia Correale, postulatrice); la serva di Dio Chiara Corbella Petrillo, «la forza di Dio nella coppia » (Romano Gambalunga, postulatore); la serva di Dio Marta Obregón Rodríguez«studentessa e martire della purezza» (Antonio Riquelme, Cammino Neocatecumenale); Angelica Tiraboschi, «gioiosa testimone nella Croce» (Marcello Tiraboschi, padre di Angelica). Tutte testimonianze in presa diretta e dallo stile estremamente colloquiale, che in più passaggi - anche per la rivelazione di episodi poco noti o addirittura inediti di questa o quella figura - hanno commosso il numeroso e attento uditorio (molti gli studenti presenti, soprattutto stranieri). E, come ulteriori tratti in comune, dalla tavola rotonda moderata da Francesco Russo, sono emersi il senso di ecclesialità, del sentirsi Chiesa di questi laici (senza stare da una parte o in una parte); così come della bellezza e della gioia.
Una intera sessione è stata invece dedicata all’imminente beatificazione (il 18 maggio prossimo a Madrid) di Guadalupe Ortiz de Landázuri, chimico, che ha svolto un ampio apostolato in Messico, ma che per due anni ha vissuto anche a Roma, prima laica dell’Opus Dei ad essere beatificata. Oltre ad alcune persone coinvolte nella causa di beatificazione (Carla Vassallo, Gema Bellido e Juan Narbona), è intervenuta anche la coordinatrice internazionale dell’ong Harambee Africa International, Rosalinda Corbi, ha presentato un progetto per 100 borse da concedere nei prossimi dieci anni ad altrettanti ricercatori africani che scelgono di resta- re in quel continente, in memoria della nuova beata, alla quale è stata dedicata anche una mostra con dei pannelli informativi, sempre negli spazi dell’ateneo pontificio della Santa Croce.
Un pomeriggio molto intenso, dunque, che ha visto anche il saluto di Fernando Ocariz, prelato dell’Opus Dei e gran cancelliere dell’Università Santa Croce, che ha ricordato l’invito di papa Francesco «a contemplare il volto più bello della Chiesa» nelle figure dei santi, mentre la professoressa cilena Pilar Rio, della facoltà di teologia dell’Università della Santa Croce - il cui rettore Luis Navarro ha poi chiuso i lavori - ha offerto una riflessione teologica sulle caratteristiche della santità laicale «che non è nata a tavolino, ma dalla stessa vita dei santi. Nell’ordinarietà hanno cercato di stare al “gioco di Dio” dovunque si presentava, agendo sempre da cristiani, con consapevolezza e libertà», anche perché, ha rimarcato la Rio, «la santità laicale è santità tout court».
Igor Traboni
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