Valentino o la vocazione impedita - Capo V. La vocazione

[...] desiderava trattare della sua vocazione [...] tuttavia temeva di esserne impedito dalla sua cattiva condotta passata.

Valentino o la vocazione impedita - Capo V. La vocazione

don Bosco


Valentino aveva passato cinque anni in collegio colla massima soddisfazione del genitore e de' suoi superiori. Da prima incontrava qualche difficoltà per abituarsi alla nuova disciplina, ma riflettendo che quello era il tenore di vita già praticato con sua madre ne {25 [203]} fu assai contento e ne provava continua allegria. In tempo di vacanza era eziandio di grande conforto e di piacere al genitore che quanto più si andava avanzando alla vecchiaia, tanto più concentrava i suoi affetti e le sue speranze nel caro suo figlio. Intanto Valentino percorreva già l'ultimo anno di Ginnasio con una condotta che lasciava niente a desiderare, e in tutti quei cinque anni non parlò mai di vocazione. Aveva più volte dimandato al direttore del collegio a qual cosa lo consigliava di appigliarsi compiuto che avesse il Ginnasio. « Sta buono, gli rispondeva, studia, prega, e a suo tempo Dio ti farà conoscere ciò che sarà meglio per te.

- Che cosa debbo praticare, affinchè Dio mi faccia conoscere la mia vocazione?

- S. Pietro dice che colle buone opere noi possiamo renderci certi della vocazione e della elezione dello stato.


Alla pasqua del quinto anno del ginnasio dovendosi cominciare gli esercizi spirituali egli disse che in quest' occasione {26 [204]} desiderava trattare della sua vocazione e sebbene da qualche tempo si sentisse grande propensione allo stato ecclesiastico, tuttavia temeva di esserne impedito dalla sua cattiva condotta passata. Si presentò pertanto in quei giorni al direttore, e tenne seco lui un colloquio, che noi abbiamo trovato scritto fra le sue carte; eccolo:


Valentino. Quali sono i segni che manifestano essere o non essere un giovane chiamato allo stato ecclesiastico?

Direttore. La probità dei costumi, la scienza, lo spinto ecclesiastico.
- Come conoscere se vi sia la probità dei costumi?
- La probità dei costumi si conosce specialmente dalla vittoria dei vizi contrarii al sesto comandamento e di ciò bisogna rimettersi al parere del confessore.
- Il confessore già mi disse che per questo canto posso andare avanti nello stato ecclesiastico con tutta tranquillità. Ma e per la scienza? {27 [205]}
- Per la scienza tu devi rimetterti al giudizio dei superiori che ti daranno gli opportuni esami.
- Che cosa s'intende per ispirito ecclesiastico?
- Per ispirito ecclesiastico s'intende la tendenza ed il piacere che si prova nel prendere parte a quelle funzioni di chiesa che sono compatibili coll'età e colle occupazioni. - Niente altro?

- Vi è una parte dello spirito ecclesiastico che è d'ogni altra più importante. Essa consiste in una propensione a questo stato per cui uno è desideroso di abbracciarlo a preferenza di qualunque altro stato anche più vantaggioso e più glorioso.

- Tutte queste cose trovansi in me. Mia madre desiderava ardentemente che mi facessi prete, ed io era più ansioso di lei. Ne fui avverso per due anni, per quei due anni che voi sapete:

ma al presente non mi sento a nissun'altra cosa inclinato. Incontrerò alcune difficoltà da parte di mio padre che mi vorrebbe in una carriera civile, {28 [206]} ma spero che Dio mi aiuterà a superar ogni ostacolo.


Il direttore gli fece ancora osservare che il farsi prete voleva dire rinunziare ai piaceri terreni; rinunziare alle ricchezze, agli onori del mondo, non aver di mira cariche luminose, esser pronto a sostenere qualunque disprezzo da parte dei maligni, e disposto a tutto fare, a tutto soffrire per promuovere la gloria di Dio, guadagnargli anime e per prima salvare la propria. « Appunto queste osservazioni, ripigliò Valentino, mi spingono ad abbracciare lo stato ecclesiastico. Imperciocchè negli altri stati avvi un mare di pericoli, che trovansi di gran lunga inferiori nello stato di cui parliamo. » Ma le difficoltà dovevano appunto incontrarsi dalla parte del padre.

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