La vita «normale» di una famiglia dove arriva una bimba con sindrome di Down.
del 27 settembre 2017
La vita «normale» di una famiglia dove arriva una bimba con sindrome di Down.
Le buone notizie sono così, si cercano e si rincorrono come piccole goccioline di pioggia sul finestrino di un treno in corsa. A volte prendono traiettorie incredibili, apparentemente casuali, per poi incontrarsi e andare più veloci. Le cose sono andate proprio in questo modo, tante piccole goccioline fatte di tanti messaggi di amici: «Guido, il Corriere inizia a raccontare Buone Notizie!»; fatte di incontri reali su un palcoscenico privilegiato come quello di San Patrignano dove ho conosciuto chi cura questo inserto. Incontri di persone in carne, ossa e sorrisi che credono ancora nella rivoluzione delle buone notizie e hanno permesso l’abbraccio tra queste Buone Notizie del Corriere della Sera e le «Buone Notizie secondo Anna».
Perché Anna è la mia buona notizia. Ma chi è Anna? Anna, dopo Marta e Francesca, è la nostra terza figlia. Confesso che ho fatto di tutto per avere il maschietto, ma credo di aver fatto confusione con i cromosomi... Anna infatti ha quel famoso cromosoma in più che tanto spaventa le nostre certezze. Un cromosoma minuscolo nella sua realtà biologica, ma gigante e invadente nella nostra mente, tanto da occupare tutto, almeno in un primo momento. Chiariamo subito che la sindrome di Down non è una buona notizia, ma la persona che si nasconde dietro a questo scherzetto genetico lo è sempre. Ho iniziato a scoprirlo quando, all’annuncio della Trisomia 21 da parte del medico, mia moglie Daniela ha chiesto se la creatura che stava arrivando era un maschio o una femmina. Ho continuato ad incantarmi davanti a questa meravigliosa dinamica quando lo abbiamo annunciato alle nostre figlie: «Ma allora è come Sara!» esclamarono. Il loro riferimento, termine di paragone era un’altra persona, non una sigla o una definizione medica. E così è avvenuto l’incontro con Anna e con centinaia di altre persone con disabilità esplicita. Ci tengo a sottolineare esplicita perché sono le disabilità che vediamo con gli occhi, ma ci sono molte altre disabilità nascoste che ci riguardano tutti e che, anche se ci hanno insegnato ad evitarle, sono le zone dove l’incontro con chi ci sta attorno è più potente. Ma come potevo rendere quella zona, normalmente carica di imbarazzo e dove avvengono i primi incontri, più piacevole, più accogliente?
Abbiamo deciso di riderci su. Di raccontare le Buone Notizie che ci porta Anna con la pagina Facebook «Buone Notizie secondo Anna», parlando di noi senza prenderci troppo sul serio e con leggerezza. Anzi facendoci prendere proprio in giro da Anna nelle nostre solide convinzioni di «normodotati» (che parola orribile!). Oggi, con la stessa leggerezza che a differenza della superficialità sa essere molto profonda e autentica, racconto la nostra storia con un libro, «Anna che sorride alla pioggia», appena pubblicato da Sperling & Kupfer. Nel frattempo imparo a fare il papà, mentre Anna si fa spazio tra i limiti che spesso le impongo senza accorgermene. Ed è sempre lei a riportarmi alla normalità dei bisogni di ogni bimbo e ogni volta sembra dirmi con la sua dolcezza: «Oltre le tue paure io sono Anna e mi piacciono le coccole; oltre i tuoi pregiudizi io sono Anna e voglio imparare cose nuove; oltre il tuo lamentarti io sono Anna e sorrido alla pioggia». Vi aspettiamo, con Daniela e con le mie meravigliose figlie, per abbracciarci e guardarci negli occhi, proprio in quella «zona di imbarazzo» così ricca di opportunità e che tanto mi sta a cuore.
Guido Marangoni
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