Procreazione senza sessualità: un paesaggio sfuocato

Consideriamo le tecniche di fecondazione artificiale “extracorporee”, cioè quelle dette “in vitro”. “Queste” tecniche più di altre non sono forse l'espressione più forte della sostituzione delle persone degli sposi e non l'aiuto all'uomo e alla donna a generare loro stessi?

Procreazione senza sessualità: un paesaggio sfuocato

 

Quando si parla di tecniche di fecondazione artificiale si pensa subito ad un bambino – immaginiamolo tutto sorridente in una foto – che è nato da una coppia che non riusciva ad avere figli, diciamo, “naturalmente”, cioè attraverso le relazioni sessuali nei periodi fecondi. Ma questo bambino è solo il punto di arrivo, e solo per una piccola parte di quelli che ci hanno provato con queste tecniche, e senza dire “come” ci si è provato, e “come” in questo caso particolare ci si è arrivati!

 

 

Tutto ciò sembra un paesaggio sfuocato dietro la foto del bel bambino ritratto ben a fuoco. Tutto è come obnubilato dietro questo dono e benedizione di Dio che è questo bambino, comunque sia stato generato, nonostante sia stato fatto venire al mondo non nel “modo” giusto, perché non pienamente rispettoso della dignità umana, sua e dei suoi genitori. Anche i genitori nella foto sono un po’ sfuocati, ma il paesaggio dietro è addirittura indecifrabile, il paesaggio del “come” e dell’“in che modo” un figlio è stato generato ed è venuto alla luce. Sarebbe però bella una foto in cui tutto è a fuoco. Gli esperti fotografi diranno che la messa a fuoco è possibile solo in base ad una determinata distanza, ma meglio si può certamente fare per ottenere una fotografia più bella.

 

 

Innanzitutto si deve dire che l’etica non è contro la tecnica e contro l’artificiale applicati alla procreazione. Eppure dal punto di vista etico si può valutare che una tecnica sia più rispettosa della dignità umana e del modo di essere generati che un’altra tecnica. Non “la” tecnica in generale, ma “queste” tecniche in particolare pongono più problemi morali rispetto ad altre tecniche, presenti o future. È un punto importante, sul quale dobbiamo riflettere.

 

 

Consideriamo le tecniche di fecondazione artificiale “extracorporee”, cioè quelle dette “in vitro”, poiché l’incontro dei gameti, l’ovulo della donna e gli spermatozoi dell’uomo, avviene fuori dal corpo della donna. “Queste” tecniche più di altre non sono forse l’espressione più forte della sostituzione delle persone degli sposi e non l’aiuto all’uomo e alla donna a generare loro stessi?

 

 

L’uomo e la donna sono sostituiti dai gameti, spermatozoo e ovulo, e quindi non sono aiutati affinché l’atto personale appropriato alla generazione, che è l’atto sessuale, possa raggiungere anche il suo fine procreativo.

 

 

L’uomo e la donna sono sostituiti, loro e i loro stessi gameti, quando la fecondazione è eterologa, cioè quando uno o entrambi i gameti provengono da persone esterne alla coppia, e perciò non sono aiutati a diventare padre e madre solamente uno attraverso l’altro come l’amore richiede dal profondo del cuore.

 

 

Dal punto di vista simbolico, l’uomo e la donna, le loro persone, il loro amore, il loro corpo, la loro unione, la loro donazione totale, sono sostituiti da un tecnico di laboratorio con una provetta (nella Fivet – Fecondazione In Vitro con Trasferimento di Embrione) o con una microsiringa (nella Icsi – Iniezione dello Spermatozoo Introdotto nel Citoplasma dell’ovulo).

 

 

“Queste” tecniche sostituiscono i genitori e così si ha una foto con i genitori assai sfuocati, perché la dimensione genitoriale manca della sua completezza.

 

 

Il paesaggio poi è molto sfuocato: quanti altri esseri umani sono stati concepiti ma non sono arrivati a nascere non solo perché, come può succedere anche naturalmente, non sono riusciti ad annidarsi nell’utero materno o perché la gravidanza si è interrotta involontariamente, ma ancor prima perché sono stati selezionati ed eliminati in quanto malati, o perché prodotti in quantità superiore al fine di rendere più efficace la tecnica? Quanti inoltre sono conservati “in congelatore” come riserva per altri eventuali tentativi o come materiale biologico destinato a esperimenti scientifici!

 

 

Dopo 35 anni di “queste” tecniche, senza evidenti progressi nel cercare di ridurre il rischio della vita di tutti gli embrioni concepiti, possiamo ancora credere che si possano evitare i limiti tecnici, etici e antropologici di “queste” tecniche? Qualcuno ha detto che la Fivet, e poi anche la Icsi, hanno segnato l’inizio di una nuova era: l’era della procreazione senza sessualità e senza genitorialità. Ecco i genitori e il paesaggio ancora sfuocati. 

 

 

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