Atto di fede

Ci sono Film che con le loro trame ci raccontano storie avvincenti, che parlano a noi e ci aprono a diverse riflessioni, oltre a farci tenere incollati con il fiato sospeso nei nostri divani. Questo mese vi segnaliamo il film "Atto di fede"

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Signore, anche se riesce a esasperarmi all'infinito, ti sono grata per mio figlio, perché so che l'hai creato per uno scopo, di cui solo tu sei a conoscenza.

  • Durata: 116 minuti
  • Genere: Drammatico/Melodramma
  • Anno: 2019
  • Regia: Roxann Dawson

TRAMA

“Il quattordicenne John, durante una mattina d’inverno, cade nel lago ghiacciato di St. Louis, nel Missouri, annegando. La rianimazione cardiopolmonare, praticata per quasi mezz'ora, non porta a nessun risultato e il ragazzo viene dichiarato morto. La sua famiglia è in preda alla disperazione, ma sua madre, Joyce Smith, non è ancora pronta a perdere suo figlio e, seduta ai piedi del suo capezzale, inizia a pregare ad alta voce. Tutta la sua fede riuscirà a salvarlo e inspiegabilmente - nonché miracolosamente - il cuore di John riprenderà a battere. Ma dopo essere morto per un'ora è possibile che il giovane sia ancora vivo?"

Joyce è una madre il cui figlio è caduto in un lago ghiacciato in Missouri. I tentativi di rianimarlo sono infruttuosi anche se i medici provano a salvarlo per più di un'ora. La madre non ha però mai perso la sua fede e continua a pregare: miracolosamente, e contro ogni previsione, il cuore dell'adolescente riprende a battere.

La pellicola è ispirata a fatti realmente accaduti e si basa sul libro scritto da Joyce Smith "The Impossible: The Miraculous Story of a Mother's Faith and Her Child's Resurrection". Il film racconta la storia della famiglia Smith, Joyce - una donna molto religiosa - suo marito Brian e il figlio quattordicenne John, un ragazzo del Guatemala adottato dagli Smith. Nonostante i genitori adottivi siano amorevoli e cerchino di dare tutto il supporto possibile a John, lui ha delle difficoltà a superare il trauma dell’abbandono da parte dei suoi genitori biologici. Questo porta talvolta a degli screzi con gli insegnanti e con i genitori e il suo allenatore di basket, uno sport per il quale John ha molto talento, lo avverte che lo metterà in panchina se i suoi voti continuano a peggiorare. Durante una mattina di gennaio, quando c’è neve ovunque nella comunità di Lake St. Louis in Missouri, John e due amici vanno a giocare sul lago ghiacciato e non danno ascolto agli avvertimenti di un vicino che li spinge ad andare sulla riva, perché il ghiaccio è troppo pericoloso e potrebbero cadere in acqua.

Il vicino era preoccupato a ragione, perché il ghiaccio sottile del lago si spacca e i tre cadono in acqua e soltanto John non riesce a risalire a galla e a essere soccorso dal pronto intervento che è stato chiamato dal vicino premuroso. Uno dei due sub, Tommy Shine, riesce a ripescare John, che nel frattempo è rimasto quindici minuti sott’acqua. Portato d’urgenza al pronto soccorso, nonostante sia ormai senza battito, i dottori cercano di fare del loro meglio per rianimare il ragazzo, ma senza alcun esito. A questo punto il Dr. Sutterer si rivolge alla famiglia dicendo che è giunto il momento di dire addio a John, ma Joyce, distrutta dal dolore e dallo shock, non ne vuole sapere e comincia a pregare ad alta voce affinché Dio ascolti le sue preghiere e riporti indietro suo figlio. Ormai è trascorsa un’ora da quando John è finito nelle acque ghiacciate del lago, un’ora senza battito cardiaco, ma incredibilmente mentre Joyce sta pregando i monitor registrano una pulsazione. John viene tenuto in coma farmacologico e i genitori si consultano con un esperto, il Dr. Garrett, il quale ha visto e trattato molti casi simili e ha pochissime speranze per John.

Joyce diventa ossessionata dalla condizione di suo figlio, arrivando a scontrarsi con suo marito e con lo staff medico, ma alla fine capisce che deve accettare la realtà e con un’ultima preghiera si affida alle mani di Dio quale che sia l’esito finale. I medici decidono di interrompere ogni cura che a questo punto è solo dannosa per gli organi di John ma il ragazzo riprende conoscenza piano piano e dopo qualche giorno viene dimesso dall’ospedale. Il suo ritorno alla comunità sarà difficile perché non tutti accettano questo “miracolo” con gioia, ci sono molte persone che si chiedono perché proprio lui è stato risparmiato e non altri che magari hanno perso una persona cara. Con calma e pazienza John ritrova il suo passo e si riconcilia con le persone che aveva allontanato, continuando la sua vita con un rinnovato senso di ottimismo e un solido percorso da seguire.

RIFLESSIONE

La trama del film offre una profonda riflessione sul significato della speranza, intesa non come semplice ottimismo o illusione, ma come un atteggiamento radicale e trasformativo, capace di sostenere l'essere umano nei momenti più bui. La vicenda di Joyce e di suo figlio John ci invita a considerare la speranza in tre dimensioni principali: quella personale, quella comunitaria e quella spirituale.

La speranza come resistenza personale

Joyce incarna una speranza resiliente, che resiste anche di fronte all'impossibile. La sua fede non è cieca ostinazione, ma un atto d'amore radicale verso suo figlio e verso Dio. Educativamente, questo atteggiamento ci insegna che la speranza non è il risultato delle circostanze, ma una scelta consapevole. Possiamo educare i giovani a sviluppare questa forza interiore, mostrando loro che il valore della speranza non risiede tanto nel garantire un esito positivo, quanto nella capacità di restare fedeli ai propri valori e al proprio amore, anche quando tutto sembra perduto.

La speranza come ponte comunitario

Un aspetto fondamentale della storia è la tensione tra Joyce e le altre persone della comunità, alcune delle quali faticano ad accettare il miracolo di John. Questo riflette un tema universale: la speranza può dividere o unire, a seconda di come viene vissuta e comunicata. La comunità è chiamata a confrontarsi con il mistero, a mettere da parte i giudizi e a celebrare la vita. Questo ci ricorda l'importanza di educare alla speranza come virtù comunitaria: imparare a sostenersi a vicenda, a vedere nei successi degli altri una ragione per rafforzare il proprio cammino e a lavorare per un bene condiviso.

La speranza in Dio

La preghiera di Joyce è il fulcro spirituale della narrazione. Essa rappresenta la speranza come affidamento totale, non un comando o una pretesa verso Dio, ma un'apertura al mistero della Sua volontà. Questo ci conduce a un'importante lezione spirituale: la vera speranza non si basa sull'avere tutto sotto controllo, ma sulla fiducia che, anche nell'apparente caos, Dio può agire in modi inaspettati e sorprendenti. Per i giovani, questo messaggio è cruciale: educarli alla fede significa aiutarli a trovare Dio non solo nei miracoli spettacolari, ma nella quotidianità e nei piccoli segni della Sua presenza.

La rinascita interiore: il vero miracolo

L'esperienza di John non è solo un ritorno alla vita fisica, ma una rinascita interiore. Dopo l'incidente, il ragazzo trova un nuovo senso di sé, una rinnovata relazione con gli altri e una riconciliazione con le ferite del passato. Questo ci invita a riflettere sulla speranza come capacità di cambiare prospettiva: anche di fronte a situazioni dolorose o inspiegabili, possiamo riscoprire una forza interiore e un nuovo scopo. In questo senso, la speranza educativa non è solo un cammino verso la soluzione dei problemi, ma un viaggio di trasformazione personale e spirituale.

Conclusione

Il film ci insegna che la speranza non elimina il dolore, ma lo trasforma in una forza capace di generare vita e significato. Joyce, con la sua fede incrollabile, ci ricorda che la speranza autentica non è un’illusione, ma un dono che possiamo coltivare e offrire agli altri. Questo messaggio educativo e spirituale diventa ancora più importante in una società che spesso dimentica il valore della fiducia e della perseveranza, invitandoci a vivere e trasmettere la speranza come atto d’amore verso noi stessi, gli altri e Dio.

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