Preparate scarpe comode, occhi attenti e cuore aperto...
Preparate scarpe comode, occhi attenti e cuore aperto. Sarà un Giubileo “diverso” quello che si apre l’8 dicembre. La cifra della misericordia si accompagnerà a quella del pellegrinaggio: Roma e la sue bellezze artistiche, Roma e i suoi santi, Roma e i suoi 2000 anni di cristianità accoglieranno i pellegrini attraverso quattro cammini che, da San Giovanni in Laterano e da Santa Maria maggiore, raggiungeranno piazza San Pietro.
IN CAMMINO CON I SANTI
«Papa Francesco ha chiesto che il Giubileo fosse accompagnato da un vero e proprio cammino di riflessione. E così abbiamo pensato a quattro itinerari che convergono verso via della Conciliazione, tappa finale prima di passare la Porta santa, un segno che così sarà preparato interiormente, non improvvisato né affrettato», dice monsignor Liberio Andreatta, direttore dell’Opera romana pellegrinaggi. Il sacerdote, che organizza Giubilei dal 1975, avrà in carico l’accoglienza di milioni di persone che si riverseranno nella capitale e che incontreranno la città anche attraverso la testimonianza dei mille santi che l’hanno percorsa, basti pensare a san Filippo Neri o a sant’Ignazio de Loyola.
I QUATTRO PERCORSI
Dei quattro percorsi uno, quello mariano, parte da Santa Maria maggiore e tre da San Giovanni: il “papale” riprende idealmente la via maior, percorsa nell’antichità dal Papa quando da San Pietro, come Vescovo di Roma, si recava a prendere possesso della cattedrale di San Giovanni in Laterano, passando per il Campidoglio e il Carcere mamertino. Il cammino dei pellegrini passa invece per via Giulia e per la chiesa della Santissima Trinità dei pellegrini, dove san Filippo Neri aveva la confraternita dell’accoglienza e dove passarono migliaia di pellegrini nei giubilei del XVI e XVII secolo. Il cammino intitolato alla misericordia, all’altezza di piazza Navona, devia per via della Pace e passa per San Salvatore in Lauro, dove si vive una particolare devozione per padre Pio. I quattro percorsi permettono di passare accanto alle tre chiese giubilari – San Salvatore in Lauro, Santa Maria in Vallicella detta “Chiesa Nuova”, e San Giovanni Battista dei Fiorentini –, dove è assicurata la presenza costante di sacerdoti di varie lingue per le Confessioni e l’Adorazione eucaristica. Alla fine tutti confluiscono sul ponte di Castel Sant’Angelo, dove tradizionalmente passavano i pellegrini per arrivare a San Pietro.
UNA “APP” PER PREGARE
Da lì, lungo via della Conciliazione – che verrà in parte pedonalizzata e che costituisce il tratto finale per arrivare a San Pietro – saranno posti dei maxischermi con immagini che aiuteranno a pregare e riflettere, per preparare le persone alla meta. «È un vero cammino interiore ed esteriore», dice monsignor Andreatta. I percorsi saranno debitamente segnalati e ci sarà un’app gratuita, in varie lingue, che permetterà ai pellegrini di accedere alle bellezze artistiche, storiche e spirituali che incontreranno lungo il cammino. Le vie, tra i quattro e i cinque chilometri, con un’andatura spedita si compiono in poco più di un’ora. «Ma poiché sono stati pensati come dei pellegrinaggi, pensiamo che ogni itinerario venga percorso più o meno in mezza giornata, con delle tappe in alcune chiese dove, chi lo desidera, potrà fermarsi e meditare sulle Opere di misericordia». Insomma, come nel Medioevo i pellegrini facevano sosta nei monasteri, negli ospizi, nelle cattedrali, anche in questi itinerari i gruppi e i singoli potranno prendersi tutto il tempo di cui avranno bisogno per riposarsi, per riflettere, per pregare.
IDENTIKIT DEL VIAGGIO
Anche perché il pellegrinaggio, fosse di una settimana o di mezza giornata a Roma, fatto nel Medioevo o realizzato nel mondo 2.0, conserva alcune caratteristiche fondamentali, come spiega Andreatta. La prima è la partenza: «È l’opzione fondamentale. Si decide di andare, senza sapere cosa si troverà, e spesso per motivazioni molto diverse, dalla curiosità al bisogno di relax. È comunque una decisione interiore, ispirata da Dio, anche se uno non se ne rende conto e pensa che sia stata la moglie, l’amico o il parroco». I sacerdoti, le guide, aggiunge Andreatta, devono tenere conto che «quando accogliamo i pellegrini dietro c’è una storia, delle motivazioni che spingono quella persona a partire».
LA META E IL RITORNO
La seconda fase è quella del cammino, «con tutti i problemi e le difficoltà di una quotidianità vissuta in maniera straordinaria – il cibo che può non piacere, l’aereo che ritarda, il pullman che ha un guasto – e poi le bellezze naturali, la storia, l’enogastronomia, la ricchezza dell’incontro con gli altri, con culture e religioni diverse… è tutto il corpo che partecipa a un evento che ti arricchisce!». Il cammino apre gli orizzonti, costringe a non pensare che tutto il mondo si riduca al posto, piccolo o grande che sia, dove si è nati. Sant’Agostino, ricorda monsignor Andreatta, diceva che «il mondo è come un libro: chi non viaggia ne ha letto solo una pagina». Infine, terza tappa, c’è la meta, il santuario, l’evento e quindi la via del rientro. «Quando ritorni vedi che non è cambiato nulla, a casa, nel lavoro… ma l’importante è che tu sia cambiato, che riesca a vedere la realtà che hai lasciato in modo diverso. È questa la filosofia con cui abbiamo costruito questi itinerari».
Oltre ai quattro itinerari giubilari curati dall’Opera romana pellegrinaggi, altre associazioni propongono alcuni itinerari storici di pellegrinaggi sia dentro Roma (le “Sette chiese” di san Filippo Neri, che comprendono anche la basilica di San Paolo) sia verso Roma (come la via Francigena e la Romea).
Il tratto “giubilare” segnerà anche altre manifestazioni che l’Opera romana organizza per il 2016: oltre alle giornate a Roma riservate agli operatori dei pellegrinaggi (19-21 gennaio) e a quelli del turismo (20 febbraio), il 13 maggio ci sarà la celebrazione per tutti i pellegrini dell’Orp. Ad agosto il tradizionale pellegrinaggio a Lourdes, a ottobre a Fatima. Infine, proprio per riprendere la sottolineatura fatta da Francesco («La misericordia possiede una valenza che va oltre i confini della Chiesa»), prima che si chiuda l’Anno santo, dal 7 al 14 novembre 2016, si terrà un pellegrinaggio interreligioso in Terra Santa: «Il cammino della misericordia da Betlemme a Gerusalemme con i pellegrini delle tre grandi religioni monoteiste». Un evento che si apre idealmente quest’anno, dal 15 al 18 novembre, a Roma, con un convegno teologico-pastorale sullo stesso tema, cui partecipano esponenti delle tre religioni monoteiste.
SENZA “GRANDI OPERE”
Un Anno santo, dunque, decisamente “diverso” rispetto agli altri. «È un Giubileo diffuso, perché si aprono Porte sante in ogni diocesi. È tematico, perché centrato sulle misericordia, e il Papa aprirà la Porta santa all’ostello dei poveri di Roma, per indicare che chi la varca lo fa per poi servire, mettersi al lavoro per la misericordia, portando i pasti e rifacendo i letti», dice Andreatta. «È infine un Giubileo che nasce senza “grandi opere”: il Papa l’ha annunciato all’ultimo momento proprio perché non voleva ci fosse il business del Giubileo: le vere opere di quest’anno saranno quelle della misericordia».
Sono quattro i cammini giubilari che, dalle basiliche di San Giovanni in Laterano e Santa Maria maggiore, condurranno a San Pietro. L’Opera romana pellegrinaggi, in collaborazione con il Comune di Roma, sta lavorando alla realizzazione di una Carta elettronica che conterrà i diversi servizi che il pellegrino prenoterà on-line o acquisterà nei punti di accoglienza.
La Carta consentirà l’accesso riservato ai luoghi più significativi della cristianità e della città, il libero utilizzo dell’Open bus Roma Cristiana. Altre informazioni a breve.
Vittoria Prisciandaro
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