A 28 anni è la più promettente direttrice d'orchestra in Italia. «Per me», spiega, «Dio è un oltre di bellezza verso cui siamo in cammino»...
del 27 settembre 2018
A 28 anni è la più promettente direttrice d’orchestra in Italia. «Per me», spiega, «Dio è un oltre di bellezza verso cui siamo in cammino»...
«La Chiesa? È come un direttore d’orchestra. E la fede è come musica». Beatrice Venezi, a 28 anni, è la più giovane direttrice d’orchestra in Italia. Diplomata in Pianoforte, Composizione e Direzione d’orchestra, Beatrice è una donna determinata, luminosa nella sua coerenza e piena di sorprese. A marzo la rivista Forbes Italia l’ha indicata, nelle sue famose “classifiche” tra i cento giovani sotto i 30 anni che saranno i «leader del futuro»: e lei arriva in bicicletta al nostro incontro, davanti al teatro del Giglio di Lucca, elegante e con i tacchi.
«Anche quando dirigo, amo vestirmi in lungo», confessa, «magari con abiti rossi nei concerti di Natale. Voglio che l’orchestra mi percepisca come donna sin dal momento in cui entro dalla porta e mi dirigo verso il palco». Dopo molte esperienze di direzione in Italia e nel mondo, il 16 settembre Beatrice ha condotto per la prima volta la Japan Virtuoso Symphony Orchestra alla Suntory Hall di Tokyo: «Uno strumento singolo, per quanto meravigliosamente ricco di possibilità come il pianoforte, non mi era sufficiente», spiega. «Avevo bisogno di una tavolozza più ampia di colori musicali per creare il mio timbro e così ho trovato il mio strumento nell’orchestra».
Ora, come riesce una giovane donna a farsi seguire da tutta un’orchestra? «Chi voglia essere, e non solo fare, un vero direttore d’orchestra deve mantenere un orecchio sempre attento ai bisogni, ai sentimenti, alla sensibilità degli orchestrali. Ma soprattutto deve essere capace di indicare senza esitazioni la strada che tutti devono seguire».
Mentre la Chiesa si prepara al Sinodo dei vescovi sui giovani e la vocazione, il parallelo viene spontaneo: «A noi giovani sempre in movimento e a volte un po’ smarriti», afferma con convinzione, «è necessaria una Chiesa che indichi con sicurezza la via. Senza strada non si arriva a nessuna meta. Gesù dice: “Io sono la via”. Noi dobbiamo riuscire a vedere quella via. E la Chiesa esiste per indicarla, come un direttore d’orchestra».
A proposito di vie, e di piazze, a luglio Beatrice ha “portato” in piazza cinquemila persone, giovani e meno giovani, italiani e stranieri, ad ascoltare, per una serata del Lucca Summer Festival, le melodie di Giacomo Puccini: «Molti non conoscevano neppure questi brani. È musica complessa, non sono solo canzonette, per citare Bennato. Eppure è stato un grande successo di piazza, con quindici minuti di applausi e bis ripetuti. Vuol dire che la qualità, se proposta con coraggio e nel giusto modo, colpisce e ispira. Da giovane credente, mi auguro che la Chiesa abbia il coraggio di essere se stessa e di rivolgersi ai giovani, ma anche a tutti gli adulti, con una proposta alta e di qualità, senza mai abbassare il livello della fede fino a banalizzarlo. Le piazze si possono riempire proprio così, alzando il livello della proposta».
Non è mai banale, Beatrice, neanche quando dalla musica classica passa alla musica della fede, che si trova tra i temi del documento preparatorio del prossimo Sinodo: «La verità? Faccio fatica ad essere “ispirata” quando a Messa trovo una musica troppo “leggera”, magari accompagnata da una chitarra. Se invece sento i canti più antichi, come quelli del gregoriano, o un canto accompagnato dall’organo, allora tutto cambia: per anelare a una dimensione che va oltre noi, dobbiamo avvertire che c’è una distinzione tra la vita terrena e la vita spirituale. Per migliorarci abbiamo bisogno di percepire il cielo e non solo la terra su cui poggiamo i piedi. Per chi ha fede, Dio è un essere speciale, un oltre di bellezza verso cui siamo in cammino».
In fondo, Beatrice è una giovane di novità inattese, anzitutto con il suo essersi conquistata un ruolo da sempre riservato agli uomini: «Una donna ha di speciale l’intuito, e la possibilità di dare la vita, che è la novità per eccellenza dell’umano. Ma sono comunque convinta che l’autentica novità, il grande rinnovamento di cui avvertiamo la necessità, in un mondo in cui tutto cambia troppo in fretta, è la capacità di restituire importanza ai valori della tradizione, che non sono più così chiari. Questo vale nell’ambito musicale, civile e anche nella fede».
La novità attesa, secondo Beatrice, anche tra i credenti, è la solidità, la capacità di non lasciare solo chi deve continuare a cambiare: «La società non ci consente più di essere troppo statici, anche lavorativamente dobbiamo continuare a spostarci e ci è chiesto sempre di più di sapere affrontare tante sfide contemporaneamente. Anche il cristiano, uomo di questo tempo, è sempre in partenza, non può restare fermo neanche volendo. Personalmente, dentro le mie continue partenze, ci sono dimensioni essenziali che mi accompagnano sempre. E la fede è tra queste “fedeli” compagne di viaggio. Quando ho bisogno di riflettere, di ritrovarmi, torno a leggere un testo che si intitola proprio Il cammino, di san Josemaría Escrivá de Balaguer, il fondatore dell’Opus Dei. Parla di carattere e di direzione, di vita interiore e soprannaturale, di fede e anche di allegria. Ci ritrovo le mie radici». Radici che risalgono a quando studiava al Conservatorio di Milano e ha abitato presso le residenze per studenti della Fondazione Rui (Residenze universitarie internazionali), nata negli anni Cinquanta da un gruppo di docenti, genitori e professionisti cristiani incoraggiati dallo stesso Escrivá: «Lì», ricorda, «ho incontrato quella Chiesa relazionale che è tanto importante nella vita di un giovane, sia perché venivano proposte esperienze di formazione spirituale, sia soprattutto perché sono state per me un posto di relazioni autentiche, che continuano ancora oggi».
Oggi, Beatrice ha un presente prestigioso e cammina verso un futuro da leader: «Ai giovani si imputa spesso il limite della mancanza di esperienza. Però abbiamo anche uno slancio vitale e un’energia, una freschezza unica. In ogni caso, il protagonismo di chi ha vent’anni anni non esclude l’importanza degli adulti o degli anziani: solo quando si dà vita a uno scambio reciproco e costruttivo tra le diverse generazioni si ottiene un risultato ottimale». Come scriveva Edgar Lee Masters, la vera genialità è quella che unisce le ali forti dei giovani con la saggezza e la visione conquistate negli anni, quando si va a Messa e quando si lavora: «Possiamo vivere ogni momento della vita come un atto di fede. E il lavoro quotidiano può essere una strada importante per incontrare Dio e amare gli altri. Perciò la Chiesa, che ama i giovani, deve aiutarci a non dimenticare mai che la nostra quotidianità, da vivere con autenticità pur dentro ritmi vertiginosi, è il primo luogo in cui Dio ci viene incontro».
È dedicato a I giovani, la fede e il discernimento vocazionale la XV assemblea del Sinodo dei vescovi che si riunisce in Vaticano dal 3 al 28 ottobre.Nell’assemblea sinodale saranno già applicate le novità introdotte dalla nuova Costituzione apostolica, Episcopalis communio. Il documento firmato da papa Francesco, porta la data del 15 settembre e ha bisogno di alcuni documenti di attuazione – un’Istruzione sulla celebrazione delle assemblee sinodali e sull’attività del segretariato generale – che proprio in questi giorni si stanno preparando in tempi brevissimi, in vista dell’apertura del 3 ottobre. Saranno quasi 400 i partecipanti: pastori in rappresentanza delle Chiese locali di tutto il mondo, delegati “fraterni”, cioè ecumenici; invitati speciali del Papa; consulenti e uditori, tra cui diversi giovani che hanno già partecipato al presinodo di marzo. La novità principale della Costituzione Episcopalis communio è che, se verrà approvato espressamente dal Papa, il documento finale diventerà parte del Magistero ordinario della Chiesa e porterà, oltre alla firma del Pontefice, anche quella dei partecipanti all’assise. Altra novità, comunicata il 18 settembre, è che tra i momenti iniziali l’assise prevedel’incontro tra papa Francesco, i giovani e i padri sinodali, nel pomeriggio di sabato 6 ottobre alle 17 in aula Paolo VI.
Vittoria Prisciandaro
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