la conversione più difficile da attuare è la conversione di colui che rimane a casa. Il figlio maggiore è incapace di condividere la gioia del padre: è sospettoso, ha paura di essere escluso dalla festa: "Chiamo un servo...". La gioia e l'entusiasmo del servo provocano la sua indignazione.
Ti sarai sicuramente accorto che ho messo solo la lettura del Vangelo, che è la parabola dell’amore misericordioso del Padre. Quante volte l’ho letta, pregata, spiegata...! E’ la pagina più bella che sia uscita dal cuore di Gesù, quella che a dispetto di tutti i benpensanti mostra il vero cuore di Dio Padre.
Oggi il commento ce lo offre un amico, Henry Nowen, che ha scritto un libro su questa pagina evangelica a partire da un quadro di Rembrandt: “L’abbraccio benedicente!” Buona meditazione sui tre personaggi della parabola.
1. Il figlio più giovane: richiede al padre l'eredità, un evento inaudito, ingiurioso, offensivo, in netta contraddizione con la tradizione più onorata del tempo. La richiesta significa che lui vuole che suo padre muoia. Andarsene di casa è la negazione che appartengo a Dio in ogni parte del mio essere, che Dio mi tiene al sicuro in un abbraccio eterno, che sono veramente scolpito sul palmo delle mani di Dio e nascosto alla sua ombra. La casa è il centro del mio essere dove posso udire la voce che dice: "Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto". Quando sento quella voce so di essere a casa. Andare via di casa è diventare sordi alla voce che mi chiama figlio prediletto. Esistono altre voci, forti, piene di promesse e di seduzioni. Me ne vado di casa ogni volta che perdo la fede nella voce del padre e seguo le voci (rabbia, risentimento, gelosia, vendetta, sensualità, avidità, antagonismi e rivalità...) che offrono i modi più disparati per ottenere l'amore che tanto desidero. Sono amato al punto che mi si lascia libero di andarmene da casa... verso un "paese lontano". Ma il Padre continua a cercarmi sempre con le braccia tese per accogliermi. Più corro lontano dal luogo in cui Dio dimora, meno sento la voce che mi chiama "figlio prediletto" e più rimango invischiato nelle manipolazioni e nei giochi di potere del mondo. Qualunque cosa avesse perduto (denaro, amici, reputazione, rispetto di sé, la gioia e la pace interiore) rimaneva sempre il figlio del proprio padre. Il ritorno avviene sempre nel momento in cui recupera la sua condizione di figlio. Risente la voce e il tocco delle mani. Esiste ancora ... una casa!. Là, nella sua solitudine, ha incominciato a incamminarsi verso casa, lentamente e con esitazione, sentendo sempre più chiara la voce. Ha scelto la vita. Una delle grandi provocazioni della vita spirituale è ricevere il perdono di Dio. C’è qualcosa in noi che ci tiene tenacemente aggrappati ai nostri peccati e non ci permette di lasciare che Dio cancelli il nostro passato e ci offra un inizio completamente nuovo. Mentre Dio vuole restituirmi la piena dignità di figlio, continuo ad insistere che mi sistemerò da garzone. Voglio davvero essere perdonato in modo che sia possibile una vita del tutto nuova? Voglio rompere con la mia ribellione contro Dio e arrendermi al suo amore e far così emergere una persona nuova? Guarda il quadro: il figlio è sprofondato nel grembo del padre, il vestito lacero e puzzolente (aveva fatto il guardiano dei porci!). Non ha più dignità. Gli è rimasto solo lo spadino per difendersi da eventuali malintenzionati. Le scarpe sono a pezzi con grave pericolo di essere morsicato da serpenti e scorpioni. Ma osserva la testa di questo figlio: ha i capelli rapati (una persona per bene aveva i capelli lunghi): assomiglia alla testa di un feto! Sì, perché nel grembo del padre, sta nascendo ad una vita nuova. L’amore del padre lo sta ri-generando!
2. Il figlio maggiore: la conversione più difficile da attuare è la conversione di colui che rimane a casa. L'obbedienza e il dovere sono diventati un peso e il servizio una schiavitù: faceva le cose per bene, era ubbidiente, rispettoso della legge, gran lavoratore. La gente lo rispettava. ammirava, elogiava come figlio modello. All'esterno era irreprensibile. Ma di fronte alla gioia del padre, una forza oscura erompe in lui e ribolle in superficie: emerge una persona risentita, cattiva. egoista. La severità, il moralismo, la condanna non lo fanno sentire a proprio agio nella casa di un padre così accogliente. Il lamento - sfogo - denota un sostrato indurito di risentimento, rabbia, gelosia. Per noi è il labirinto interiore dei nostri lamenti the rischiano di bloccare la vita ed essere del tutto controproducenti. Il figlio maggiore è incapace di condividere la gioia del padre: è sospettoso, ha paura di essere escluso dalla festa: "Chiamo un servo...". La gioia e l'entusiasmo del servo provocano la sua indignazione. Chi ha il cuore pieno di risentimento non è capace di partecipare alla gioia (nota la luce!). La parabola non è a lieto fine. Ci lascia sospesi di fronte ad una delle scelte spirituali più difficili della vita: fidarsi o non fidarsi dell'amore di Dio che tutto perdona. La gioia nasce da qui. Il Padre rivuole non solo il figlio maggiore, ma anche l'altro: corre fuori casa per andare incontro a tutti e due. Vuole che entrambi siedano alla sua mensa e condividano la sua gioia. L'amore di Dio non dipende dal nostro pentimento e dai nostri cambiamenti interiori. "Figlio tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo!". Via le rivalità, le competizioni, i confronti ingiusti per abbandonarci all'amore del Padre, che ci spinge ad entrare nella sua luce e a scoprire che lì tutte le persone sono amate in modo totale e unico. L'altro nella luce di Dio diventa "fratello" (NB questo tuo figlio!). Nell’immagine riprodotta, non si vede il fratello, a sinistra, con la braccia e le mani chiuse sul bastone e dentro il lussuoso mantello. Lo sguardo è severo e per nulla coinvolto nella scena. Si sente offeso con il fratello e con il padre. La luce non lo raggiunge.
3. Il padre: le mani del padre: la sinistra è forte e muscolosa, posata sulla spalla quasi a sorreggere il figlio. È una mano che stringe con energia. È una mano di padre. La destra è raffinata, delicata, molto tenera. E' posata molto dolcemente sulla spalla quasi a voler accarezzare, calmare, offrire conforto. E' una mano di madre. Dio è padre e madre: sorregge e accarezza, rafforza e consola (cfr.. Isaia). Il mantello è come una grande tenda di accoglienza, ali materne (cfr. Mt. 23,37; Sal. 91). Il ritorno del figlio prodigo diventa cosi il ritorno al grembo di Dio, alle vere origini dell'essere: Dio è presentato come madre che riaccoglie nel suo grembo colui che ha fatto a sua immagine. Il mistero è che Dio-madre nella sua infinita misericordia ha legato se stesso alla vita dei suoi figli per 1'eternità. Questa scelta gli causa dolore quando se ne partono e felicità quando ritornano. E questo amore include il figlio maggiore, dibattuto se accettarlo o rifiutarlo. Ma il cuore del Padre non è indeciso; è tutto per entrambi i figli. Ma la sua gioia per il figlio che è tornato e così grande che non può aspettare per dare inizio ai festeggiamenti. Non fa paragoni tra i due e questo è difficile da capire in un mondo fatto di classifiche, punteggi, statistiche. Accettare un tale modo di pensare che non fa paragoni esige una profonda conversione interiore (cfr.. parabola dei vignaioli, Mt. 20,1-16). Non siamo noi che cerchiamo Dio, ma lui cerca noi, ci chiama "fin dall'eternità" (Sal. 139). La domanda giusta non è "Come posso trovare Dio?", ma "Come posso farmi trovare da Dio?", "Come posso lasciarmi amare da Dio?". Dio non se ne sta in casa aspettando che io vada da lui a scusarmi per il mio comportamento, a chiedere perdono e promettere di essere migliore. Lui lascia la casa, corre verso la mia indegnità, non bada a scuse e promesse, mi porta alla festa! Oggi lui mi sta cercando, è sulle mie tracce. Non sarebbe bello aumentare la gioia di Dio lasciandomi trovare e portare a casa da lui per far festa?
Conclusione: Il nostro compito è diventare il padre. "Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro".
Don Gianni
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