Il modello non deve essere quello dei capi di questo mondo: esercitano il potere dando ordini, pretendendo privilegi; davanti a loro bisogna inginocchiarsi, baciare la mano, dosare i titoli ed elogi. Il modello da imitare invece è lo schiavo! Colui che occupa il livello più basso nella società, colui al quale tutti sono in diritto di dare ordini!
Letture: Isaia 53, 2-11 Ebrei 4, 14-16 Marco 10, 35-45
Domenica scorsa l’Autore della lettera agli Ebrei (2° lettura) ci ricordava che la Parola di Dio non è mai un anestetico, ma un pungolo penetrante, che fa male e non lascia tranquilli. Prova a leggere per tuo conto, con calma, il brano di Vangelo di questa domenica; lascia che qualche espressione scenda nel tuo cuore e interroghi la tua vita. Solo dopo potrai attuare un confronto fecondo con quanto ho cercato di scriverti.
1. Il primo scisma: il primo scisma nella chiesa è avvenuto sotto gli occhi di Gesù: due discepoli contro dieci e dieci contro due! Il motivo della divisione? Non una discussione teologica o il rifiuto di qualche dogma, ma la smania del potere, la competizione per i primi posti. I protagonisti di questa brutta figura sono Giacomo e Giovanni, figure di spicco all’interno dei dodici. A poco a poco anch’essi capiranno la lezione del Maestro e sapranno davvero dare la vita per Lui e per la Chiesa: Giacomo, primo Vescovo di Gerusalemme, verrà ucciso verso l’anno 50 (Atti, 12,2); Giovanni metterà la sua lunga vita a servizio del Vangelo e ci offrirà pagine incomparabili sulla vicenda terrena di Gesù…
Ma c’è ancora un particolare su cui vorrei attirare la tua riflessione: a volte sento persone che dicono che i Vangeli sono stati inventati, che sono tutta una montatura menzognera, ecc…. Se i Vangeli fossero frutto di invenzione, ci sarebbe da aspettarsi come minimo che i protagonisti siano messi in buona luce, che i futuri annunciatori di un messaggio importante per l’umanità facciano bella figura! E invece no: vengono presentati in forma impietosa virtù e limiti, pregi e difetti di questi futuri evangelizzatori e questo depone a favore della autenticità e veridicità del testo evangelico!
2. Il testo da vicino: se leggi le due righe precedenti il brano di vangelo di oggi, troverai Gesù che per la terza volta annuncia il suo destino: verrà insultato, condannato a morte, flagellato, ucciso. Ci aspetteremmo veder nascere negli Apostoli un tentativo di dissuasione a proseguire il viaggio, il suggerimento di fermarsi un momento… Niente di tutto questo, anzi i loro sogni di gloria non si arrestano neppure davanti alla morte. Questo rivela quanto siano radicate nell’uomo la smania del potere e l’aspirazione a occupare i posti d’onore.
“Noi vogliamo che tu faccia ciò che ti chiederemo!” non domandano per favore, ma esigono, reclamano un diritto! E la richiesta è quella di avere i posti d’onore “nella tua gloria”. Gesù risponde con durezza: “Voi non sapete quello che chiedete!” e per aiutarli a comprendere introduce due immagini: quella del calice e quella del battesimo. Cosa significano?
La prima si rifà a una pratica nota in Israele: il padre o colui che occupava il primo posto a mensa, come gesto di stima, era solito offrire da bere dal suo stesso calice alla persona che prediligeva. Il calice indica il destino, buono o cattivo, di una persona. Gesù sa che lo attende un calice di dolore, che deve essere bevuto per entrare nella gloria. Significa condividere una vita: non per nulla nell’ultima cena offrirà ai 12 da bere il “suo” calice! L’immagine del battesimo ha lo stesso significato: indica il passaggio attraverso le acque della morte.
Sono pronti Giacomo e Giovanni a bere il calice del Maestro? Sono disposti a seguirlo sulla via del dono della vita? Se la sentono di essere immersi con lui nelle acque della sofferenza e della morte?
Gesù rispetta la loro lentezza nel comprendere e annuncia che, un giorno, anch’essi condivideranno il suo destino e berranno al suo stesso calice, poi risponde alla loro richiesta: il posto nella gloria è un dono gratuito del Padre, non è qualcosa che può essere conquistato presentando dei meriti. Essi immaginano il regno di Dio sul modello dei regni di questo mondo dove c’è la scalata ai primi posti. Non riescono a capire che, davanti a Dio, non si possono avanzare pretese basate sulle buone opere: da Lui si riceve tutto in dono. E’ naturale e comprensibile la dura reazione degli altri dieci.
Allora Gesù “li chiama a sé”, cioè offre loro un messaggio particolarmente significativo. E lo conosciamo: “Voi sapete che coloro che sono ritenuti i capi delle nazioni le dominano e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Ma tra voi non deve essere così; chi vuol essere grande sarà vostro servitore e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti”.
Il modello non deve essere quello dei capi di questo mondo: esercitano il potere dando ordini, pretendendo privilegi; davanti a loro bisogna inginocchiarsi, baciare la mano, dosare i titoli ed elogi.
Il modello da imitare invece è lo schiavo! Colui che occupa il livello più basso nella società, colui al quale tutti sono in diritto di dare ordini!
3. Altri passi paralleli: ci sono altri simili atteggiamenti duramente condannati da Gesù:
“Tutto quello che fanno è per farsi vedere dalla gente …. Vogliono avere i primi posti nelle sinagoghe e nei banchetti, desiderano essere rispettosamente salutati in piazza ed essere chiamati “maestro” (Matteo 23, 5 ss) “… si preoccupano di passeggiare rivestiti di abiti solenni, di essere salutati in piazza… Essi portano via alle vedove tutto quello che hanno e intanto, per farsi vedere, fanno lunghe preghiere” (Marco 12, 38-39)
4. Cosa suggerisce a noi questa Parola? Cosa vuol dire nella tua vita “diventare servo”, acquistare una mentalità di “servizio”?
Molto spesso il servizio viene pensato quasi solo in termini di cose da offrire alle categorie più disagiate: servire i poveri vuol dire dare loro le cose di cui hanno bisogno, ecc ecc e questo è vero ed è importante, ma vorrei presentarti una sventagliata di servizi alla tua portata (soprattutto per i più giovani) cui forse si pensa poco eppure…
Non li commento, ma li affido alla tua riflessione.
dare il buon esempio se sei studente, curare bene il tuo studio in vista di quello che sarai chiamato a fare in futuro curare la propria formazione cristiana prepararsi in modo “alto” al matrimonio offrire le proprie fatiche, sofferenze, lavoro per la Chiesa, il mondo, per le persone care o in difficoltà, le famiglie, i bambini, i sacerdoti, i missionari... pregare per coloro che vivono situazioni particolari ... offrire il proprio tempo e il proprio cuore = capacità di ascolto a chi è solo o ha bisogno di parlare con qualcuno far conoscere Gesù! “gareggiare nello stimarsi a vicenda!”
Ora, tutto questo non è raggiungibile senza l’aiuto di Gesù: “Senza di me non potete fare nulla”. Ecco il senso della preghiera, dell’Eucaristia: andare a scuola dal Maestro “che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per tutti”.
Don Gianni
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