Matteo Truffelli, presidente nazionale dell'Azione cattolica italiana, parla di come i laici debbano sostenere i loro preti...
del 24 gennaio 2017
Matteo Truffelli, presidente nazionale dell’Azione cattolica italiana, parla di come i laici debbano sostenere i loro preti...
La redazione
«Come fedeli laici ci sentiamo responsabili nei confronti dei nostri preti ». Matteo Truffelli, presidente nazionale dell’Azione cattolica italiana, sottolinea più volte quel «nostri». Nostri: non certo nel senso della proprietà, ma nel senso del prendersi cura. Truffelli commenta la seconda parte della prolusione del cardinale Angelo Bagnasco, “Uno sguardo alla nostra Chiesa”.
Il presidente della Cei ringrazia papa Francesco per l’Anno Santo.
E fa benissimo. L’Anno della misericordia ci ha aiutato tutti a gettare uno sguardo nuovo sul Vangelo, al cuore pulsante del Vangelo stesso.
«Riscoprire il centro»: l’avevamo forse smarrito? Questo accento può forse riguardare anche certe recenti notizie di cronaca, gli «episodi di infedeltà al ministero»?
Bene fa Bagnasco ad aiutarci a guardare con gli occhi della fede a fatti che ci hanno lasciati smarriti, ma non possono né devono offuscare la stima e l’affetto verso i nostri preti. Siamo loro grati per la generosità e la devozione con cui aiutano noi laici nel ricondurci sempre al cuore del Vangelo.
Nelle sue parole si avverte un affetto sincero, non di maniera, nei confronti dei preti. È così? E perché?
Come laici, avvertiamo una forte responsabilità nei loro confronti. Vorremo essere sempre di reciproco sostegno, compagni di vita fraterna. E perfino sappiamo di poter esercitare la nostra responsabilità nei loro confronti come formatori della loro formazione permanente.
In che modo?
Aiutandoli a capire il mondo e a viverlo standoci dentro fino in fondo. La stessa complessità della vita familiare può essere compresa pienamente solo attraverso l’accompagnamento di famiglie responsabili. Come laici, e laici di Ac in particolare, abbiamo un patrimonio da spendere, e quindi una responsabilità. Credo che a loro faccia bene poter contare su di noi, sapere che ci siamo. Sì, vorremmo davvero prenderci cura dei nostri presbiteri, mettendo in gioco tutta la nostra passione e la nostra competenza di laici.
Magari anche nella gestione ordinaria della comunità parrocchiale, come dice Bagnasco?
La gestione ordinaria della comunità, in ogni suo aspetto, è una grossa responsabilità che si porta meglio sulle spalle se non si è isolati. Noi vorremmo offrire ai nostri preti una rete di legami buona, e di condivisione delle responsabilità. I tanti compiti si sopportano meglio insieme, affiancati da persone che desiderano e sanno condividere la missione.
Il Consiglio permanente della Cei sta discutendo di formazione permanente. Del clero. Ma anche voi laici di Ac fate della formazione il perno della vita associativa.
Siamo tutti battezzati, quindi discepoli sempre bisognosi di formazione. Vorrei dire: formarci per non deformarci. Come Ac mettiamo a disposizione il nostro patrimonio d’esperienza.
Si avvicina il Sinodo sui giovani. Come vi state preparando?
Siamo molto grati al Papa e alla stessa Chiesa italiana per questa forte attenzione ai giovani. È un’attenzione alla loro vita intesa come vocazione alla santità. Non dobbiamo fare dei giovani un oggetto di studio, ma metterci al loro fianco per interpellarli e invitarli ad assumersi le loro responsabilità.
Non studiarli ma ascoltarli?
I giovani non sono solo il futuro di qualcosa, ma il presente della Chiesa e del mondo. Questo dev’essere ben chiaro. L’auspicio è che la Chiesa intera sappia lasciarsi mettere in ascolto di queste vite. In ascolto e in discussione.
Intanto si approssima la vostra Assemblea nazionale.
Il prossimo 29 aprile saremo ospiti di papa Francesco in piazza San Pietro. Confidiamo che possa essere con noi anche il cardinale Bagnasco.
di Umberto Folena
Testo tratto da: avvenire.it
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