Spesso nella vita non trovo Gesù e sono turbato. Cammina al mio fianco e non lo riconosco. Viene non perché io valga molto, ma perché mi ama molto...
del 08 maggio 2017
Spesso nella vita non trovo Gesù e sono turbato. Cammina al mio fianco e non lo riconosco. Viene non perché io valga molto, ma perché mi ama molto...
Spesso nella vita non trovo Gesù e sono turbato. Cammina al mio fianco e non lo riconosco. Mi viene incontro in conversazioni, in persone ferite, in sguardi che mi parlano di un amore più grande, e non lo scopro. Non riconosco il suo volto.
Mi piace pensare alla bellezza del volto di Gesù nascosto negli uomini. Leggevo qualche giorno fa che “la bellezza del volto di Gesù è direttamente legata alla missione, all’evangelizzazione, alla testimonianza della fede” [1].
Gesù è misteriosamente anche in quell’Eucaristia che non comprendo pur celebrandola tutti i giorni. Il mistero delle mie mani che benedicono e spezzano un pane che è Cristo. E si spezzano come mi spezzo io. Come Gesù spezzato in me. Rotto per me. Perché io abbia il suo cibo. Perché io possa camminare di nuovo e spezzarmi per amore.
A volte cerco scuse per non seguire Gesù. Non voglio essere generoso. Voglio che qualcuno mi anticipi e agisca. Che qualcuno mi preceda per essere liberato. Che qualcuno venga mandato per non dover andare io.
A volte voglio rimanere comodamente nascosto a casa mia, là dove nessuno può infastidirmi. Un luogo in cui nessuno mi trovi.
A volte, in questo mondo in cui si sa tutto, in cui siamo nelle reti sociali e perdiamo la nostra intimità, nasce il desiderio di nascondermi dove nessuno possa trovarmi.
Ma è proprio lì che Gesù appare e mi dice che mi ama. Mi mostra il suo vero volto e mi chiama per nome. E mi dice che mi vuole bene, che non vuole che fugga, che sia triste.
Ho avuto giorni di fuga in un luogo nascosto e tranquillo. Giorni di stanchezza in cui non volevo più lotte. Giorni in cui non volevo continuare a vivere con la paura e preferivo nascondermi. Stare lontano dagli uomini. Giorni tristi in cui ho perso la speranza.
Ho avuto anche giorni in cui ascoltando la vita ho sentito come ardeva il mio cuore. Ascoltando Dio nella sua Parola. Ascoltandolo in quelle persone che accompagnavano i miei passi. Ma io, lento a capire, non comprendevo che Gesù mi stava amando.
Ho avuto giorni in cui, intorno a una tavola, a un pane spezzato, a una vita che mi veniva donata, ho visto il volto di Gesù. Giorni di luce in mezzo alla mia notte. Di acqua nel mio deserto. Giorni in cui Gesù mi ha amato mentre io ero nascosto, fuggivo.
Ho avuto giorni in cui Gesù mi ha seguito nella mia fuga in un altro luogo, e mi ha abbracciato anche se io ero schivo. Mi ha trattenuto quando volevo nascondermi.
Questa dolce violenza dell’amore di Gesù nella mia vita… Viene da me perché tutto torni ad avere senso. Viene non perché io valga molto, ma perché mi ama molto. Voglio ringraziare Dio per il suo amore immeritato. Non è perché io valga qualcosa, ma perché Gesù è buono e mi ama davvero, per quello che sono.
Diceva Michel Quoist: “Riconoscere i doni che il Signore ci ha concesso non è un male. L’orgoglio è credere che li abbiamo meritati o acquisiti con i nostri mezzi”. Non viene a me perché me lo merito. È gratis. Tutto è dono. In cambio di nulla. Non mi chiede niente.
E quando il cuore è pieno, può solo effondere la sua abbondanza. Dare quello che possiede.
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[1] P. Mauro-Giuseppe Lepori OCist, Feriti dalla bellezza
Padre Carlos Padilla [Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]
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