Scuole cattoliche e scuole pubbliche - una riflessione

Ho insegnato per anni nella scuola cattolica, conosco bene le risorse ed i limiti, e vi sono legato ancora pur trovandomi molto bene nella scuola statale...

Scuole cattoliche e scuole pubbliche - una riflessione

di Marco Pappalardo

 

Ho insegnato per anni nella scuola cattolica, conosco bene le risorse ed i limiti, e vi sono legato ancora pur trovandomi molto bene nella scuola statale. Ciò mi permette di poter parlare di entrambe con cognizione di causa e affermare della prima che svolge anch’essa un servizio pubblico che solo chi ha davanti agli occhi il prosciutto di qualche ideologia o usa la Costituzione a proprio piacimento continua a negare.

 

Tuttavia non sono quest’ultimi a preoccuparmi, soprattutto se non credenti o persone di altre religioni (che spesso mandano i propri figli nelle scuole cattoliche!), bensì i silenzi della Chiesa a più livelli, consacrati e laici senza esclusione. Con tutto il bene che voglio ai nostri vescovi, per esempio, in tanti anni ho raramente sentito promuovere la scuola cattolica con costanza e forza, oppure difenderla nei momenti più critici. Possibile che non ci credano neppure loro? Davvero non ne conoscono i problemi? Forse perché la maggior parte sono gestite dai religiosi e non dalla curia? Ma perché, essere religiosi vuol dire trovarsi fuori da una diocesi e quindi sono affari loro? Cosa c’è di male se un vescovo, che incontra migliaia di persone ogni anno, fa un po’ di pubblicità, non c’è mica un problema di concorrenza con la scuola statale! Il problema e quindi gli interventi possibili sono a più livelli: da un lato intervenire presso le Istituzioni perché si realizzi la vera parità scolastica e non solo sulla carta; dall’altro presentare alla comunità diocesana e a quelle locali il valore della scuola cattolica per favorire il numero degli iscritti. Lo stesso vale per i parroci che, a parte quelli che hanno in parrocchia la scuola dell’infanzia, tacciono pur incontrando centinaia persone.

 

Tra gli avvisi di fine messa sarebbe eretico dire che c’è la vicina scuola cattolica che organizza l’open day? Ai gruppi parrocchiali e ai genitori della catechesi è così grave suggerire un ambiente educativo per la formazione umana, culturale e cristiana dei figli? Certo, in alcuni contesti e territori è difficile una proposta del genere per motivi economici, ma è il “gatto che si morde la coda”, poiché con un certo numero di iscritti la scuola cattolica potrebbe accogliere più facilmente studenti con difficoltà economica, cosa che tra l’altro già fa pur nella crisi quasi nera.

 

Se io fossi un parroco, avrei a cuore che i bambini ed i ragazzi della parrocchia potessero frequentare una scuola con dei valori cristiani, aperta culturalmente al mondo, che insegni il senso critico, che offra occasioni di volontariato! La scuola cattolica è stata ed è un presidio, ma soffre e muore – salvo rare eccezioni – pure a causa di tanti laici cattolici impegnati e praticanti che – pur avendo i mezzi economici - se ne guardano dal mandarvi i propri figli o nipoti, oppure dopo gli anni della primaria li portano alla scuola statale affermando che “hanno bisogno di aria”, “che è un mondo chiuso”, “che i figli devono conoscere un po’ di tutto”, salvo poi chiedere di iscriverli tutti insieme nella stessa classe o di creare una sezione apposita per tutti quelli che in gruppo lasciano la cattolica.

 

Certo, in diverse realtà non è riuscita ad essere all’altezza della situazione, non ha intercettato il cambiamento, ha operato scelte sbagliate nella dirigenza e tra i docenti; tuttavia per decenni e decenni la scuola cattolica in certe parti del nostro Paese ha supplito alla mancanza di certi gradi della scuola statale, formando generazioni di donne e uomini, soprattutto nelle realtà periferiche o di campagna; è stata ed è un presidio educativo e culturale contro la deriva ideologica, dei valori, dell’indifferenza. Il Vangelo è vivo in quelle aule, nei corridoi, nei cortili, nelle cappelle, nelle palestre, nei teatri; il suo annunzio si innesta nelle discipline di studio con equilibrio e nella libertà vivificandole. Cristo non è solo appeso alla parete, ma è tra quei banchi, così come tra i banchi della chiesa, nelle stanze della catechesi, negli uffici diocesani; non riconoscerlo, non apprezzarlo, non valorizzarlo, non promuoverlo è miopia pastorale! 

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