[...] Dalla tua lettera conosco che tu intendi abbracciare lo stato ecclesiastico. Questa deliberazione è immatura, la tua età ti rende incapace di conoscere quello che tu risolvi di fare.
Al mese di maggio di quell' anno Valentino scrisse al padre una lettera {29 [207]} in cui gli manifestava la sua deliberazione e gliene chiedeva il consenso. « Mio padre, diceva, ho attentamente esaminata la mia vocazione, ho dimandato consiglio ai miei superiori e specialmente al confessore; dopo cui ho deliberato di abbracciare lo stato ecclesiastico. So che voi mi amate, e desiderate il mio vero bene, perciò spero che ne sarete al par di me contento. Quando io era fanciulletto mia madre mi condusse avanti un altare della Madonna, che è nella nostra chiesa, e dopo ripetute preghiere, ho più volte udita a dire: Maria, fate che questo mio figlio sia sempre vostro, e se non si oppone al bene dell'anima sua fatene uno zelante sacerdote. Spero che il desiderio di mia madre sarà anche il vostro. »
Alla lettura di questa lettera Osnero restò afflittissimo. Egli aveva una vistosa fortuna; Valentino era unico erede, e atteso il suo ingegno non ordinario, il suo amore alla fatica, la vivacità del carattere, la bontà e la pieghevolezza dell' indole se gli {30 [208]} presentava davanti una delle più brillanti carriere civili. Perciò i affezionato genitore desiderava che si appigliasse a qualche carriera nel secolo e fosse per così dire il bastone della sua vecchiaia, il sostenitore del suo nome e della sua famiglia. Scrisse una lettera in cui si mostrava adirato e pentito di averlo messo in quel collegio, criticava quei superiori di averlo educato troppo nella religione, gli comandava di venire immediatamente a casa con proibizione di non mai più parlargli di vocazione. Ma riflettendo alle gravi conseguenze che quella lettera avrebbe potuto produrre, non la spedi, e ne scrisse un'altra più mite del tenore seguente.
« Amato figlio. Dalla tua lettera conosco che tu intendi abbracciare lo stato ecclesiastico. Questa deliberazione è immatura, la tua età ti rende incapace di conoscere quello che tu risolvi di fare. Tu devi dipendere da me, e non da altri. Io sono tuo padre, io solo posso e voglio renderti felice. Le sostanze in casa non ti mancheranno, {31 [209]} una luminosa carriera ti si va preparando, un lieto avvenire ti attende. Ma non badare ad altro che a tuo padre. Fammi pronta risposta, e dimmi sinceramente quello che pensi e che vuoi fare. »
Valentino lesse la lettera, e con tutta tranquillità rispose al padre così:
« La vostra lettera conferma la grande affezione che avete sempre avuta per me. Voi, o padre, volete la mia felicità, e questa felicità io la vedo nello stato ecclesiastico. Nissun onore, niuna carriera, nè mai altra ricchezza potrà rendermi felice fuori dello stato ecclesiastico. Padre mio, Iddio del Cielo e della terra è mio e vostro padrone. Se egli mi volessse suo ministro vorreste voi opporvi? La dignità del sacerdote non è superiore a tutte le dignità della terra? Se ci assicurassimo la salvezza dell' anima, non avremmo guadagnato il più gran tesoro che uomo possa guadagnare sulla terra? Vi assicuro per altro, che qualunque cosa io faccia non sarò giammai per abbandonarvi. Finchè vivrò, {32 [210]} nulla risparmierò per confortare la vostra età, amarvi e rispettarvi e procurarvi una vita felice. »
Osnero comprese che colle opposizioni non avrebbe guadagnato nulla sull' animo del figlio, quindi giudicò meglio dissimulare ogni suo divisamente e attendere le vacanze. Perciò gli scrisse che aveva con piacere ricevuta la sua lettera, si facesse animo e che terminati i suoi esami fosse tosto andato a casa. Del resto avrebbero poi parlato di presenza e si sarebbero di ogni cosa intesi alla fine dell' anno scolastico. Valentino con esito felicissimo subì i suoi esami, ma non sapeva risolversi di andare a casa per timore che il padre continuasse ad opporsi alla sua vocazione. Osnero dal suo canto non vedendo il figlio, venne egli stesso a prenderlo per condurlo in vacanza. Qui ci fu una scena assai commovente. Valentino desiderava che prima di partire il padre gli assicurasse il sospirato consenso di farsi prete; questi nulla voleva promettere, e l'altro non voleva nulla {33 [211]} risolvere. In fine Osnero prese questo temperamento dicendo: « Se la tua vocazione ti viene dal cielo, io non voglio oppormi e ti do il mio pieno ed assoluto consenso. Ma siccome io temo che tu non conosca quello che fai, così io voglio che venga a casa; e dopo alcuni giorni di vacanza ci apriremo liberamente il nostro cuore, quindi se perseveri nello stesso volere ti lascierò pienamente libero, anzi niente risparmierò per favorirti e secondarti nel nobile tuo disegno. »
A quelle parole, a quelle promesse Valentino si arrese. Nel congedarsi dal collegio il direttore gli indirizzò queste parole: « Mio buon Valentino, una gran battaglia ti aspetta. Guardati dai cattivi compagni e dalle cattive letture. Abbi sempre la Madonna per madre tua e ricorri spesso a lei. Fammi presto sapere delle tue notizie. » Valentino molto commosso tutto promettendo parti col padre alla volta della patria. {34 [212]}
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