Si ritirò in un luogo deserto, e là pregava (Omelia)

L'amore a Dio e l'amore al prossimo. Chiediamo anche noi questo bene, il solo che potrà trasformare la nostra vita...

Si ritirò in un luogo deserto, e là pregava (Omelia)

del 08 febbraio 2015

 

 

Il Vangelo di oggi è ricco di insegnamenti per la nostra vita cristiana. Prima di tutto impariamo ad essere sempre riconoscenti al Signore, il quale continuamente ci benefica con la sua grazia. Nel brano che abbiamo appena ascoltato è riportato il commovente episodio della guarigione della suocera di Simone. Non può sfuggirci un particolare: appena quella donna fu guarita si mise a servire Gesù e i suoi discepoli. Immaginiamoci con quanto amore e riconoscenza ella si mise a contraccambiare la grazia ricevuta.

Anche noi siamo stati beneficati tante e tante volte dal Signore. Ogni giorno veniamo visitati dalla sua grazia. E anche noi, come quella sconosciuta donna del Vangelo, dobbiamo sentire la necessità di ringraziare Dio e di servirlo generosamente ogni giorno della nostra vita.

Tante volte, purtroppo, ci dimentichiamo di questo doveroso ringraziamento e, così facendo, siamo noi stessi, con le nostre mani, che chiudiamo il "rubinetto" della grazia divina. Al contrario, se ci abitueremo alla riconoscenza, continueremo a ricevere molte grazie, e sempre più grandi. Impariamo a vedere i numerosi benefici di cui Dio ci circonda, e ringraziamo dal profondo del nostro cuore.

Un secondo insegnamento riguarda la carità. Gesù si mise a guarire malati e indemoniati, al punto che «tutta la città era riunita davanti alla porta» (Mc 1,33). Sull'esempio del nostro Maestro Divino, anche noi dobbiamo sentire la necessità di andare incontro ai nostri fratelli che vivono nell'indigenza. A volte sono poveri che non sanno come giungere a fine mese, altre volte sono anziani e malati che non sanno come riempire il vuoto delle loro giornate.

Come siamo stati beneficati tante e tante volte da Dio, così dobbiamo sentire la necessità di beneficare i fratelli che sono nel bisogno, ciascuno secondo le proprie capacità.

Un terzo insegnamento riguarda la preghiera. «Al mattino presto [Gesù] si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava» (Mc 1,35). Tutti lo cercavano, e Gesù era appartato in preghiera. Il nostro Redentore, con la sua parola e con il suo esempio ci insegna la necessità della preghiera. Se importante è la carità da svolgere, ancora più importante è la preghiera. Gesù ci ha insegnato questa necessità sottraendosi alle ricerche affannose della folla.

La preghiera è il respiro dell'anima e dobbiamo fare attenzione a non farci travolgere dalle molte cose da fare. La più grande tentazione sarà sempre quella di trascurare la devota orazione. L'esempio di Gesù ci insegna ad alzarsi presto alla mattina, per iniziare la giornata nel modo migliore, nell'incontro con Dio. Il segreto per trascorrere una giornata fruttuosa e serena è proprio quello di alzarsi presto e di pregare. In questo modo, il Signore ci donerà la grazia di affrontare serenamente le difficoltà che incontreremo sul nostro cammino.

Un quarto insegnamento riguarda invece la missione. Gesù disse: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto» (Mc 1,38). Dalla preghiera ben fatta scaturirà il desiderio di far conoscere il Signore a tutti quelli che vivono attorno a noi e a quelli che incontreremo. La Chiesa è missionaria per sua natura e lo è anche ogni cristiano.

Questa era l'ansia di san Paolo apostolo, il quale così scrive nella seconda lettura di oggi: «Fratelli, annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1Cor 9,16). E, così, poteva anche dire: «Tutto io faccio per il Vangelo» (1Cor 9, 23).

Ogni cristiano dovrebbe sentire questa ansia missionaria. Se non sentiamo questo desiderio, il motivo è che, forse, si è raffreddato il nostro amore al Signore. Se si ama Dio si parlerà volentieri di Lui alla gente che ci circonda, cercando di illuminarla. I primi cristiani lo facevano con il rischio del martirio, e consideravano una grazia ed un onore poter dare la vita per Cristo. Noi, invece, preferiamo vivere tranquilli e non aver problemi di questo genere. Se cerchiamo di comprendere il motivo per il quale san Paolo viaggiò per tutto il mondo allora conosciuto allo scopo di predicare il Vangelo, fino a morire martire, troviamo solo una risposta: l'amore a Dio e l'amore al prossimo. Chiediamo anche noi questo bene, il solo che potrà trasformare la nostra vita. Quando l'amore prenderà il posto dell'egoismo anche noi, come san Paolo, faremo tutto per il Vangelo.

 

 

 

Padre Mariano Pellegrini

http://http://www.settimanaleppio.it/

 

 

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